Gelaterie artigianali: ogni anno all’estero 500 locali italiani venduti agli stranieri
Le gelaterie artigianali attraversano una pericolosa transizione: il passaggio generazionale non avviene in una percentuale tra il 5 e il 7%. Un numero che purtroppo corrisponde alla cessione della gelateria a investitori per la stragrande maggioranza stranieri, turchi in particolare, che poco o nulla sanno dell’arte e dell’etica del gelato zoldano, cadorino e neppure di quello veneto.
È questo il grave cruccio di Stefano Bortolot, presidente dell’Uniteis, che associa 700 aziende, per gran parte in Germania, dove operano 9 mila gelaterie italiane. In sostanza, 500 punti vendita l’anno passano di mano, ma non di padre in figlio, col rischio di perdere la loro identità. Un dato che preoccupa alla vigilia della 12ª edizione della Giornata europea del Gelato Artigianale, istituita dal Parlamento europeo il 5 luglio 2012, che si celebra il 24 marzo.
Longarone Fiere Dolomiti si dichiara orgogliosa che questa importante iniziativa, ideata nel 2008 in occasione della Mig – Mostra internazionale del gelato artigianale, sia ora condivisa da un sempre maggior numero di associazioni e istituzioni del mondo del gelato, abbia raggiunto questo importante traguardo. Di più, a Longarone si ritiene che la decisione del Parlamento Europeo debba essere motivo di grande orgoglio per i gelatieri che vedono come il frutto del loro lavoro – il gelato artigianale – sia l’unico prodotto agroalimentare che abbia avuto questo ambito riconoscimento.
Ci si prepara alla festa anche in Germania, dove la stagione è appena iniziata. Stefano Bortolot ha imparato dal padre Fausto a vedere il bicchiere, pardon il cono sempre mezzo pieno che mezzo vuoto. Però non nasconde qualche preoccupazione.
«Fino all’anno scorso avvertivamo, in forma pesante, la crisi del personale: non riuscivamo a trovare collaboratore, giovani in particolare, anche se con la pandemia avevamo ridotto l’orario di lavoro e istituito un giorno di riposo. In queste settimane, inaspettatamente, abbiamo riscontrato che torna ad avvicinarsi qualche giovane disposto ad operare magari a part time, Ma questa situazione ha riflessi pesanti, in prospettiva, nel ricambio generazionale».
Tanti titolari hanno dovuto faticare il doppio, specie dal 2020 in avanti, mancando di collaboratori. Sono stanchi, stressati. E magari vicini alla pensione, decidono di lasciare il campo. In tanti casi i figli, se ci sono, preferiscono altre attività meno complesse. Ed ecco che si procede alla vendita dei locali. «Tanti di coloro che comprano non coltivano l’etica del prodotto artigianale, quindi degli alimenti da utilizzare, che non sono quelli industriali. È evidente pertanto», aggiunge Bortolot, «il rischio che le nostre eccellenze perdano in sostanza».
L’Uniteis è l’associazione storica dei gelatieri del Bellunese e del Trevigiano. Ogni anno, però, lascia per strada qualche associato, che smette l’attività. Il presidente specifica subito che non si tratta di una crisi di mercato.
«Il gelato tiene, anzi è in continuo spolvero. Tutti sappiamo, ad esempio, delle difficoltà economiche che attraversa la Germania, ma in questo Paese, nei giorni di bel sole, magari di temperature più alte, vendiamo come ai tempi d’oro. La distribuzione cala drasticamente quando arriva il brutto tempo, che invoglia il consumatore a risparmiare. Ma, di fatto, il 2023 non ha registrato chissà quali cali di fatturato».
Bortolot vende una pallina di gelato a 1,50 euro, quindi ad un prezzo popolare. Da questo livello c’è chi sale, fino anche a 3 euro. «Ma di sicuro, in tempi come questi, non è la nostra la categoria che approfitta».
Un elemento nuovo di difficoltà è invece rappresentato dalla reintroduzione, in Germania – ma è ciò che avviene anche in altri paesi – dell’Iva applicata al 19% nel servizio al tavolo. Era stata sospesa dopo il Covid. Con grandi vantaggi per il settore della ristorazione.
I cambiamenti climatici influiscono in questa nicchia dell’economia? Bortolot sorride alla domanda. «È evidente», afferma, «che quanto più le temperature si alterano, schizzando verso l’alto, tanto più s’incrementano le nostre vendite. Ma è vero, allo stesso modo, che il maltempo non certo ci agevola».