Santo Stefano di Cadore, boscaiolo morto colpito dal cavo della teleferica: indagato l’impresario
Sopravvissuto alla guerra in Bosnia, ha trovato la morte in un bosco in Val Visdende. Per l’infortunio sul lavoro di Elvir Sarajcic, la Procura di Belluno ha aperto un fascicolo per l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Il sostituto procuratore Marta Tollardo iscriverà inevitabilmente nel registro degli indagati il datore di lavoro del 40enne di Novi Travnik. Gli ispettori dello Spisal sono tuttora all’opera per verificare se, in quel cantiere di Val della Chiesa, l’impresa boschiva austriaca, che stava disboscando in subappalto per la bresciana Ceri, abbia rispettato o no tutte le norme di sicurezza previste. Per questo, l’area è ancora sotto sequestro. Solo quando avranno terminato gli accertamenti, in collaborazione con i carabinieri di Santo Stefano, il magistrato avrà un quadro più completo.
Verso le 14 di domenica, Sarajcic è stato colpito alla testa da una fune portante in acciaio, dopo che un supporto delle teleferica, alla quale stava operando, aveva ceduto, finendo per essere decapitato. È morto sul colpo e le cause sono chiare. Dopo che il medico legale del Suem 118 aveva constatato il decesso, è stata sufficiente l’ispezione cadaverica esterna: almeno fino a ieri sera, non risultavano incarichi per l’autopsia. Non è ritenuta necessaria e la salma è stata affidata al carro funebre, che ha provveduto al trasporto fino alla cella mortuaria del San Martino di Belluno. Dovrebbero partire nelle prossime ore, se non sono già iniziate, le pratiche per il ritorno a Novi Travnik, una cittadina di 25 mila abitanti, nella Bosnia centrale, a meno di 100 chilometri da Sarajevo.
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Sulla dinamica dell’infortunio mortale sono ancora in corso approfondimenti. Elvir Sarajcic stava manovrando la teleferica con il telecomando, mentre il fratello stava tagliando tronchi ammalorati dal bostrico, dopo la tempesta Vaia del 2018. Entrambi erano sotto il macchinario, mentre in alto stava operando un terzo operaio bosniaco addetto al processore, che serve a tagliare i rami e a lavorare i tronchi. Un supporto di ancoraggio della teleferica ha ceduto e la fune è diventata una specie di frusta.
Il bosco è di proprietà della Regola di Costalissoio: «Noi abbiamo venduto gli alberi in piedi alla ditta Ceri che poi ha affidato il taglio ad una società austriaca», spiega preoccupato il presidente Valerio De Bettin, che non ha piacere di parlare di quanto è accaduto l’altro giorno, «questa notizia mi ha fatto malissimo, come si può ben immaginare visto che l’infortunio mortale è avvenuto su un nostro terreno. Purtroppo i lavori boschivi sono molto pericolosi. Sono davvero dispiaciuto e sconvolto per quanto è successo».