L’ordine dei medici: crudele far sentire il battito del feto a chi vuole abortire
L’Ordine dei medici della provincia di Belluno, dopo una discussione interna, prende posizione contro la proposta di legge di iniziativa popolare denominata “Un cuore che batte” che vuole apportare una modifica alla legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza.
«È doveroso esprimere la nostra piena contrarietà a questa proposta che imporrebbe alla comunità professionale medica comportamenti inaccettabili, in quanto scorretti sia eticamente che deontologicamente che scientificamente», precisa l’Ordine, che lancia un allarme: «Questo a nostro avviso è un tentativo di intaccare la legge 194 e la popolazione va informata».
In provincia nel 2023 ci sono state 130 interruzioni di gravidanza, la maggior parte tramite farmaci praticate da tre medici interni delle strutture dell’Ulss.
La proposta di legge
Dovrà essere discusso dalle Commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali il progetto di iniziativa popolare “un cuore che batte” (G. U. 114 del 17/5/2023), che vorrebbe introdurre nella L. 194/1978 sulla interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) l’obbligo per il medico di far vedere la morfologia del nascituro alla donna che vuole abortire e di farle ascoltarne il battito del muscolo cardiaco.
La proposta prevede l’introduzione all’art. 14 della L. 194/1978, del comma 1 bis che recita: «Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso».
A raccogliere le 106 mila firme è stata una rete di 14 associazioni impegnate per la difesa e la promozione della vita umana, tra le quali Pro Vita & Famiglia, Comitato Verità e Vita, Movimento Militia Christi, Generazione Voglio Vivere, Movimento Nazionale rete dei patrioti.
Viola il codice di deontologia medica
«Una proposta così congegnata, imponendo al medico l’obbligo di far vedere alla donna la morfologia del feto e di ascoltarne l’attività del muscolo cardiaco prima dell’intervento di interruzione di gravidanza», precisa il presidente dell’Ordine, Stefano Capelli, «comporta a nostro avviso la palese violazione del Codice di deontologia medica in ben quattro diversi articoli (4, 6, 13 e 16)che attestano l’autonomia professionale del medico in ambito di prescrizione e gli proibiscono di prescrivere ed eseguire indagini o trattamenti la cui indicazione non abbia fondamento scientifico e motivazione clinica».
È una sofferenza per la donna
A ciò, l’Ordine si dice convinto che «una volta intrapreso un percorso di impatto emotivo e psicologico traumatico come l’aborto, ciò che la proposta di legge propone rappresenti un aggravio di inutile sofferenza, al limite della crudeltà gratuita, nei confronti della donna».
I danni al feto
L’Ordine fa presente il potenziale danno che potrebbe ricevere il feto a seguito della pratica che la proposta di legge vorrebbe imporre. «L’unico modo per auscultare il battito cardiaco fetale nel primo trimestre di gravidanza, periodo a cui si riferisce la proposta, è l’utilizzo degli ultrasuoni sfruttando l’effetto Doppler: è documentato che gli ultrasuoni in generale, e il Doppler in particolare, se immessi nei tessuti (in questo caso nel muscolo cardiaco fetale), determinano un aumento della temperatura che potrebbe danneggiare l’organo nella sua delicata fase di formazione, in cui vi è un flusso sanguigno molto limitato che non disperde calore facilmente», spiega Capelli.
«Per cui, l’uso di Doppler e ultrasuoni per sentire il battito cardiaco è sconsigliato nel primo trimestre di gravidanza da società scientifiche prestigiose che raccomandano di utilizzare con estrema prudenza ed accertate competenze questa metodica prima delle 10 settimane di età gestazionale. Vi devono essere valide ragioni mediche per fare una o più ecografie prima delle 10 settimane».
Per questo motivi scientifici quindi l’Ordine dice no a questa proposta di legge e si dice preoccupato. «Ancora una volta si vuole attaccare questa norma».