Salari troppo bassi e orari massacranti nei grandi negozi, a Belluno sale la protesta
Stipendi fermi dal 2019, con un’inflazione che in questi cinque anni ha messo in ginocchio le famiglie. Orari che non consentono una conciliazione vita-lavoro accettabile.
Si è rotto il tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale nel settore della Distribuzione moderna organizzata – Federdistribuzione, che comprende i grandi gruppi dell’alimentare ma anche del bricolage, alcuni dell’igiene della casa e della persona e della moda.
La protesta
E le organizzazioni sindacali hanno indetto uno sciopero per domani, con presidi davanti al Famila e al Despar di viale Europa a Belluno.
«Stiamo parlando dei dipendenti dei supermercati e dei negozi della Grande Distribuzione, i colossi del settore», spiegano Alberto Chiesura della Filcams Cgil di Belluno, Patrizia Manca della Fisascat Cisl Belluno-Treviso e Massimo Marchetti della Uiltucs Belluno- Treviso.
Le ragioni dello sciopero sono motivate dalla rottura del tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, scaduto dal 2019.
«Le organizzazioni datoriali, non paghe di avere sostanzialmente abbandonato i loro dipendenti ad una spirale inflazionistica che ha messo a dura prova i loro redditi, sono tornate al tavolo senza aver esplicitato chiaramente l’entità della proposta economica per il rinnovo, ma al contempo chiedendo di peggiorare la parte normativa del contratto con aumento della precarietà del lavoro e un abbassamento degli inquadramenti», fanno sapere i sindacati.
Che ritengono il comportamento «inaccettabile».
Il settore occupa migliaia di lavoratrici e lavoratori nel Bellunese, ma sta vivendo un momento difficile per le dimissioni di massa: «Molti lavoratori preferiscono andare in fabbrica, dove gli orari sono certi, non si lavora il sabato e la domenica e le retribuzioni sono più alte», spiega Chiesura.
«Nella Distribuzione moderna organizzata, invece, capita anche di avere gli orari per la settimana il giovedì precedente. Come si può organizzare la quotidianità in questo modo, quando magari si hanno figli?».
Le richieste
Il settore, proseguono le sigle sindacali, «è sempre meno attrattivo dal punto di vista economico, soggetto ad una flessibilità di orari massacranti (part time involontario, orario spezzato, lavoro domenicale e festivo) inconciliabile spesso con la gestione della vita privata».
Le richieste vanno di conseguenza: adeguare i salari al costo della vita (Confcommercio la scorsa settimana ha firmato il rinnovo del contratto nazionale che prevede aumenti per un quarto livello di 240 euro lordi al mese), non toccare gli inquadramenti e la flessibilità oraria, già oggi critica.
«Non è più il tempo dell’attesa, le lavoratrici e i lavoratori vogliono risposte», concludono i sindacati, che hanno organizzato uno sciopero per la giornata di domani, per l’intero turno giornaliero, e un presidio con volantinaggio davanti ai supermercati Famila e Despar a Belluno.
L’auspicio è che la risposta sia almeno simile a quella del 22 dicembre, «quando i lavoratori di numerosi punti vendita avevano aderito in modo importante», ricorda Chiesura. «Va dato un segnale forte, sono in gioco salari e tempi di vita e lavoro».