Gli stranieri e la scuola: «Così salviamo i plessi di montagna»
foto da Quotidiani locali
La montagna ha bisogno degli stranieri. Anche per garantire la sopravvivenza delle scuole. Quelle scuole che anche nei centri più grandi, come il capoluogo, stanno risentendo della denatalità e del relativo spopolamento, rischiando la chiusura. E se i plessi cittadini sono in crisi, a maggior ragione lo sono quelli dei piccoli paesi di montagna, dove il calo della popolazione si fa di anno in anno sempre più forte. Di ciò sono ben consapevoli i sindaci che amministrano questi paesi e che lottano ogni giorno per garantire i servizi ai loro concittadini.
A Pieve di Cadore
«A me non piace collegare, come si fa spesso, la presenza degli stranieri con l’apporto di nuova forza lavoro di cui le fabbriche hanno bisogno. Gli stranieri sono comunque un valore aggiunto, la multiculturalità fa bene a tutti, perchè ciascuno di noi impara dagli altri e si arricchisce nel confronto con l’altro», precisa Sindi Manushi, sindaca di Pieve di Cadore, lei stessa immigrata dall’Albania. «Io sono arrivata qui all’età di nove anni. E la scuola è stata davvero utile per la mia integrazione. La scuola è importante sia per i bambini che per gli adulti. I miei genitori hanno seguito i corsi del Cpia di Pieve per apprendere la lingua e così hanno potuto prendere la licenza media e intraprendere i loro percorsi lavorativi. Gli stranieri sono un punto di forza per le nostre scuole e le nostre scuole sono attrezzate per accoglierli e integrarli».
In Val di Zoldo
Lo sa bene Camillo De Pellegrin, primo cittadino di Val di Zoldo, che l’anno scorso aveva dato vita a una battaglia per evitare il dimensionamento del suo istituto comprensivo. Una battaglia appoggiata dai genitori e dallo stesso personale scolastico. «Noi viviamo in montagna e ogni giorno dobbiamo fare i conti con la spopolamento e con la carenza di bambini», sottolinea De Pellegrin.
«Visto il calo delle nascite, esiste la concreta possibilità che chi di dovere decida di chiudere i plessi più piccoli, facendo venir meno un servizio essenziale per le nostre famiglie. Ecco che la presenza di bambini stranieri può darci quei numeri essenziali per salvare le piccole scuole, che rappresentano l’investimento sul nostro futuro. Perché i più piccoli fra qualche anno diventeranno la base delle nostre comunità».
De Pellegrin evidenzia come questo problema, che parte dalle scuole, a cascata si riversa «anche nel mondo del lavoro e da qui sulla tenuta del nostro sistema non solo fiscale, ma anche sanitario. Insomma, si riversa sulla sopravvivenza della montagna». Lo stesso Istat nei giorni scorsi ha tracciato un quadro impietoso della realtà bellunese. «Purtroppo non possiamo pensare che il sistema montagna regga se non miriamo all’integrazione degli stranieri, una integrazione che deve necessariamente passare dall’istruzione e dall’apprendimento della lingua italiana».
L’esperienza di Setteville
Per la sopravvivenza della montagna «è necessario organizzare bene i flussi migratori», precisa l’ex sindaco di Quero Vas (ora Setteville), Bruno Zanolla. «Da più di 25 anni gestiamo nel nostro comune un flusso migratorio importante e questo perchè qui ci sono opportunità di lavoro e un patrimonio immobiliare datato ma che può essere recuperato. Gli stranieri sono importanti perchè, vista la nostra denatalità, con loro può esserci un aumento dei residenti e con esso la tenuta di tutti i servizi, comprese anche le scuole. La presenza degli stranieri risolve diverse criticità: il degrado urbanistico che stiamo soffrendo per la presenza di molti alloggi sfitti; il problema delle aziende che cercano manodopera; la tenuta dei servizi. Ma per incentivare ancora di più la loro entrata, chiediamo che ci siano degli sgravi fiscali per le imprese che assumono stranieri».
Agordo
Di stranieri ne sa qualcosa anche il sindaco di Agordo, Roberto Chissalè: la presenza di Luxottica, infatti, attira molti stranieri. «La gestione dei migranti se fatta bene, è una risorsa. Grazie a loro abbiamo sempre mantenuto la nostra popolazione sopra i 4 mila residenti garantendo così anche l’attività scolastica oltre a tutto il resto».