Fototrappole e droni per i censimenti: così la tecnologia aiuta a mappare i caprioli
Ottimizza tempi e risorse, il nuovo metodo che Palazzo Piloni, con la Polizia provinciale, ha sperimentato lo scorso anno per censire i caprioli presenti sul territorio. Un progetto che vede la collaborazione fra Provincia e Regione, e che sfrutta le ultime tecnologie per contare i capi. Ovvero fototrappole, droni e termocamere.
I risultati delle nuove tecniche, adottate in via sperimentale, saranno diffusi a Longarone Fiere durante la fiera Caccia pesca e natura, in un convegno promosso da Regione e Provincia (sabato 13 alle 9.45).
«Insieme alla Regione e con la consulenza delle Università di Sassari e di Firenze abbiamo aderito a questo progetto che ha un approccio scientifico e moderno per i censimenti», ha spiegato ieri Roger De Menech, vicecomandante della Polizia provinciale di Belluno. «Abbiamo in dotazione fototrappole, droni e termocamere». Strumentazioni che consentono di ottimizzare non solo i tempi per i censimenti, ma anche le energie umane e le risorse.
Prima di questa sperimentazione servivano anche 80-90 persone (cacciatori e agenti della Polizia provinciale) a zona per fare un censimento: dovevano battere il territorio per “far uscire” i caprioli, affinché un altro gruppo di persone li contasse. «Con questi dispositivi le operazioni sono più efficaci», ha rimarcato De Menech. Le risorse per le strumentazioni le mette la Regione. Nella prima fase il sistema è stato usato solo in una riserva. Sarà esteso.
Lotta al cinghiale
A Longarone fiere saranno presentate anche le ultime novità introdotte dalla Regione per prevenire la diffusione della peste suina africana tra i cinghiali. E, quindi, per il contenimento di questi animali. Sono in distribuzione ai proprietari e ai conduttori dei terreni nelle zone in cui è più diffusa la presenza di cinghiali (Valbelluna e Feltrino) gli strumenti di cattura. Delle gabbie, in sostanza (“chiusini”), fornite in comodato d’uso.
Ridurre il numero dei cinghiali è fondamentale per prevenire la peste suina africana, una malattia virale che interessa esclusivamente i suini e che, a causa dell’alta capacità di proliferare dei cinghiali, se arrivasse a questa specie si diffonderebbe rapidamente. Anche per questo sul cinghiale è attivo un piano di controllo che prevede la possibilità di abbattimenti tutto l’anno. Sono 1600, in provincia, i cacciatori autorizzati.
Lo si fa soprattutto di tutto, e per abbattere un esemplare possono servire fino a 50 ore di appostamenti. «Siamo una delle province che abbatte più esemplari, circa 600 l’anno», ha spiegato De Menech. La Provincia attua il controllo del cinghiale da molti anni: «Se non l’avessimo fatto ne saremmo invasi», ha concluso uno dei referenti del mondo venatorio.