Aumenta la richiesta di manodopera Berton e Paglini: «Ma servono alloggi»

Sorpresa: la domanda di lavoro diminuisce nelle altre province del Veneto, oppure è stabile, mentre nel Bellunese registra l’incremento più significativo (+8%) nei primi quattro mesi dell’anno, salvo un leggero calo in aprile. A incidere positivamente è soprattutto la tenuta dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato che, grazie a un calo delle cessazioni, in particolare delle dimissioni, ha contribuito a preservare il bacino occupazionale e ha sostenuto una nuova crescita delle posizioni di lavoro.

Bene il terziario

Continuano, tuttavia, a manifestarsi andamenti differenziati dal punto di vista settoriale. Permangono segnali di rallentamento nel settore industriale in senso stretto, in particolare nel metalmeccanico e in alcuni comparti del Made in Italy, dove peraltro si registra anche una riduzione della dinamicità generale del mercato del lavoro.

Risulta, invece, ancora positivo e in rafforzamento rispetto agli anni precedenti il bilancio occupazionale registrato nel terziario. Anche se al riguardo il quadrimestre bellunese segna l’interruzione del rapporto di lavoro di 3 mila stagionali.

Le assunzioni sono state nel primo quadrimestre 6.529, cinquecento in più dello stesso periodo del 2023 e trecento in più dell’analogo periodo 2022. La domanda, quindi, esiste. Il problema è che le imprese non trovano personale disponibile, tanto meno quando cercano – come nel caso della Clivet di Feltre – maschi robusti per fare lavori pesanti.

Confindustria

A Palazzo Doglioni-Dalmas, sede di Confindustria, il dato viene interpretato come una certificazione del positivo stato di salute dell’economia provinciale. «L’aumento della domanda di lavoro rivela l’estrema dinamicità di buona parte delle nostre aziende e la loro propensione continua alla crescita», afferma Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti. «Il nostro manifatturiero resta solido e resiliente anche di fronte alle tante crisi geopolitiche internazionali: questo è un segnale positivo e non scontato. Dalla meccatronica all’occhialeria, continuiamo a tenere alto il Made in Italy».

«L’altra faccia della medaglia è la difficoltà a reperire nuove risorse. Di fronte all’aumento dei fabbisogni, crescono anche le criticità nel garantire il turn-over. Questo significa che dobbiamo accelerare sull’orientamento e sulla formazione delle nuove generazioni, ma non solo: servono misure immediate per rendere più attrattivo il territorio, anche verso le risorse provenienti da fuori provincia».

«Per questo», sottolinea Berton, «è indispensabile attivare strumenti nuovi e urgenti, cominciando dall’approvazione della legge sulla montagna, senza dimenticare il tema strategico della residenzialità, che va affrontato a tutti i livelli, da quello locale al nazionale. Solo così potremo essere attrattivi per le nuove famiglie e ricostruire il futuro delle nostre comunità».

Il sindacato

Il bicchiere mezzo pieno viene osservato anche dal sindacato: «Al di là del fisiologico saldo negativo legato alla fine dell’inverno e alla conseguente scadenza dei contratti stagionali», commenta il segretario generale della Cisl Belluno Treviso Massimiliano Paglini, «i dati di Veneto Lavoro ci restituiscono un sistema economico e industriale in salute, con un aumento delle assunzioni che riguarda soprattutto l’occhialeria, comparto strutturale per il territorio bellunese, e le costruzioni, a conferma dell’impatto anche sull’occupazione che cominciano ad avere i cantieri legati ai lavori per le Olimpiadi del 2026».

Secondo Paglini, la provincia di Belluno ha bisogno di forza-lavoro, questo evidenziano i numeri, ma si scontra con l’andamento demografico negativo, l’invecchiamento, lo spopolamento, la carenza di servizi e infrastrutture e la carenza di alloggi.

«Nodo fondamentale quest’ultimo, perché se è vero che ci sono lavoratori disposti a trasferirsi da altre province per cogliere le opportunità che il mercato del lavoro offre nel Bellunese, è altrettanto evidente che la mancanza di abitazioni e alloggi rende impossibile questa scelta o quanto meno condiziona fortemente la possibilità di far arrivare lavoratori sia nel privato che nel pubblico. E la carenza di organici nelle pubbliche amministrazioni, negli enti locali, in procura e negli ospedali ne è la riprova. Per questo è sempre più urgente una vera e lungimirante programmazione per rendere realmente attrattivo il territorio: di fronte a una crescente richiesta di forza lavoro rileviamo purtroppo carenze importanti a livello di servizi pubblici - basti pensare ai trasporti - e case».