Belluno Volley. Colussi, gelo con De Cecco. «L’esonero l’avevo intuito. Il presidente? Non l’ho sentito»
foto da Quotidiani locali
Se non altro il tempo, di solito, aiuta a lenire le ferite. Gian Luca Colussi non lo lascia trasparire, ma gli dispiace davvero tanto non essere in piena programmazione della nuova stagione targata Belluno Volley.
Sentiva di avere ancora parecchio da dare alla società di cui è stato giocatore prima e allenatore poi, negli ultimi due campionati. Soprattutto adesso, avendo ingoiato il boccone amaro della mancata promozione in A2 complice quel Fano imbattibile in casa, nonché promosso lo scorso sabato dopo la finale disputata contro San Donà.
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Parla volentieri il coach, evita esagerate polemiche, ma alcune stilettate basta solo saperle cogliere tra le righe. Ad esempio, non cita mai il suo vice Matteo De Cecco, che lo ha sostituito nel ruolo di capo allenatore. Se non è questo un indizio di rapporti incrinati da parecchie settimane…
Colussi spiega inoltre di non essere stato chiamato dal presidente Sandro Da Rold, pur in parte giustificando la mossa di affidare al vice Gallina la comunicazione. Se ne va da innamorato di Belluno e dei bellunesi, ma anche convinto che una chance la meritasse. Invece il nuovo corso lo incrocerà magari da avversario, chissà.
Una settimana fa cominciava il ribaltone con l’arrivo del ds Carniel.
«Qualcosa avevo iniziato a intuire, poi sono giunte le ufficialità del caso. Pazienza, Belluno resterà per sempre nel mio cuore: mi riferisco a società e piazza».
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Chi le ha comunicato la non conferma?
«Il vicepresidente Andrea Gallina. Ma ripeto, lo sapevo già».
Ha parlato con il presidente Sandro Da Rold?
«No. Però è anche vero che non è tra i suoi compiti congedarsi da chi va via».
Lei però non è stato solo un allenatore, per i rinoceronti.
«Sarò sempre grato al club e non smetterò di ringraziare chi durante gli allenamenti era lì in palestra assieme a noi e viveva la quotidianità. Ringrazio inoltre chi del mio staff c’è sempre stato. E i giocatori, ovvio».
Nello sport i matrimoni non durano all’infinito.
«Ne sono consapevole e infatti sapevo prima o poi avrei concluso l’esperienza bellunese. Sarei altrettanto ipocrita a dire che non provo un po’ di rammarico. Comunque nessun problema, ci mancherebbe. Al tempo stesso, rimane sotto gli occhi di tutti il risultato di un anno in cui abbiamo chiuso secondi in stagione regolare uscendo dai playoff contro la poi conquistatrice degli spareggi».
Nessun rimpianto?
«Io sono contento di un campionato super, nonostante magari qualche punto perso a inizio stagione complici delle valutazioni errate. I ragazzi hanno lavorato tanto, tenendo presente che nei primi mesi il gruppo faticava a formarsi. Nel momento in cui c’è stata la coesione giusta, i risultati si sono visti. Un collettivo forte fa la differenza, così come l’unità di intenti. Lo sport è uno dei pochi ambiti della vita in cui 1+1 non è detto dia 2 come risultato».
Le avessero chiesto dove poteva migliorare il Belluno per l’assalto all’A2?
«Non ha senso dirlo, non è più compito mio».
Sembra Franco Da Re abbia lasciato complice il disaccordo sul cambio in panchina.
«Mi dispiace non sia più lì, perché è difficile descrivere quanto lavoro abbia svolto Franco per il Belluno Volley: viveva in palestra, occupandosi anche di situazione pratiche come la sistemazione del campo e così via. Abbiamo litigato e discusso, una volta anche dopo una partita vinta, eppure ci dicevamo le cose in faccia e nei giorni seguenti alla disfatta di Motta, mi ha difeso contro chi voleva la mia testa. Sia ben chiaro, se quella volta mi avessero cacciato nessuno avrebbe potuto obiettare, perché il momento era sotto gli occhi di tutti. Ma è per sintetizzare un rapporto schietto e sincero. Lascia una persona che ha dato tanto».
Quali fotografie terrà strette nel cuore?
«Fisicamente ne ho qualcuna splendida: il gruppo di fronte alla tribuna piena. Nei ricordi non potrò che avere soprattutto le ultime cinque, sei partite casalinghe. Quanto a tifo, non abbiamo mai trovato nulla di simile in altri palazzetti. Belluno merita l’A2 e gli auguro di riuscire a raggiungerla».