L’acqua, dal pozzo a casa
MANTOVA. “Da elemento ad alimento, il mestiere di fare l’acqua”. Non è uno slogan, perché dietro a un gesto semplice e ripetitivo come aprire un rubinetto e bere l’acqua, c’è un percorso lungo e articolato tra pozzi, valvole, tubature, portate e pressioni. E poi, ancora, analisi, verifiche e centinaia di controlli, a garanzia della qualità. Un viaggio che l’acqua compie dalle viscere della terra alle case, che la Gazzetta ha seguito insieme ad Andrea Bonfietti, responsabile servizio operativo di AqA e a Giovanni Bardini, programmazione e manutenzione impianti AqA.
I pozzi nel bosco
La prima tappa del tour è la più selvaggia, un’esperienza en plein air. Nascosti tra gli alberi del boschetto dell’ex lago Paiolo da una parte, e in bella mostra vicino ai giganteschi serbatoi dell’acquedotto dall’altra, ci sono 9 pozzi (il campo pozzi risale al 1992) che scendono fino a 200 metri di profondità. È la falda più produttiva, e quella che assicura la miglior qualità dell’acqua.
Sorvegliate da strumenti che con la telemetria misurano, registrano e analizzano un fiume di dati, le pompe intercettano l’acqua che sale dal fondo del pozzo a circa 30 metri di profondità: 25/ 30 litri al secondo è la portata giusta, l’acqua scorre nelle tubazioni e arriva fino all’impianto di potabilizzazione. Prima di entrare, facciamo un test olfattivo: apriamo un rubinetto del pozzo e riempiamo un piccolo contenitore di plastica.
L’acqua, 13 gradi di temperatura, non ha un odore particolarmente invitante. Ma, fossimo assetati, o vicini alla disidratazione, potremmo anche berla all’istante, ci assicurano, senza aspettare le ulteriori fasi del processo di “produzione” dell’acqua.
La potabilizzazione
Ci spostiamo quindi all’interno dell’impianto di potabilizzazione, dove l’acqua viene sottoposta a trattamenti biologici per renderla idonea al consumo umano. All’ingresso i tecnici ci mostrano i sistemi di controllo in remoto, che permettono di verificare in diretta tutti i 72 pozzi del gestore idrico AqA sparsi sul territorio provinciale. Altri ne arriveranno nei prossimi anni, proprio in zona ex Lago Paiolo. Perché i pozzi non sono eterni, e raggiunto un determinato ciclo produttivo, conviene chiuderli e scavarne di nuovi.
Entriamo nella zona di lavorazione dell’acqua. Una prima fase prevede una iniezione di ossigeno, poi il dosaggio di disinfettante (l’ozono, che in una ventina di minuti si neutralizza) e quindi il dosaggio di biossido di cloro. I filtri biologici fanno il resto, e a questo punto l’acqua è pronta per essere distribuita nelle reti e quindi nelle case. E bevuta.
La parte residua finisce invece nei due immensi serbatoi che svettano tra l’ospedale e i semafori della Spolverina, pronti a cederla quando la richiesta è particolarmente elevata. Ci infiliamo dentro, e puntiamo lo sguardo in alto, seguendo i tubi, consapevoli di avere sopra di noi 1.500 metri cubi di acqua.
Acqua lab
La seconda tappa del tour è in via Taliercio, quartier generale Tea, all’interno di Acqua Lab, il laboratorio di analisi chimiche e microbiologiche che segue le attività del ciclo idrico. Si tratta di un importante presidio per la sicurezza e il controllo della qualità delle acque e per la tutela dell’ambiente, a disposizione non solo del gruppo Tea, ma anche degli enti locali, dei cittadini e delle aziende private.
«Il costante lavoro di Acqua Lab – spiega la responsabile Eleonora Campanelli – sta da una parte nel supportare la gestione degli impianti di trattamento e distribuzione, controllando il corretto funzionamento di tutti i processi della filiera, avvisando tempestivamente la struttura operativa di eventuali anomalie o problemi riscontrati a livello analitico, in modo da mettere in atto immediate azioni correttive a soluzione dei problemi riscontrati; dall’altra nel verificare la corretta qualità dell’acqua in tutta la rete di distribuzione attraverso i controlli sulle fontanelle a garanzia del servizio offerto a tutti i nostri utenti».
L’attività svolta dal laboratorio è costantemente in evoluzione, visto che la nuova direttiva europea sulle acque potabili, che sarà recepita dagli Stati membri entro gennaio 2023, ha introdotto una serie di nuovi parametri che i gestori saranno tenuti a controllare: per questo nel piano degli investimenti Acqua Lab ha previsto di implementare apparecchiature all’avanguardia per analisi su inquinanti emergenti (come i Pfas) che dovranno essere costantemente monitorati.
«Acqua Lab è un laboratorio accreditato – prosegue la responsabile – su diversi parametri: questo significa garantire competenza, indipendenza e imparzialità e dimostra l’esistenza dei requisiti tecnici e relativi al sistema di gestione, necessari per offrire dati e risultati accurati e tecnicamente validi. Essere un laboratorio accreditato assicura risultati affidabili relativamente alle prove effettuate condotte con l’utilizzo di apparecchiature efficienti e periodicamente tarate e controllate, personale adeguatamente formato e qualificato, tecniche e metodi costantemente verificati attraverso confronti inter-laboratorio organizzati da enti esterni». co.bi.