Mantova, la Fiera dei Mangiari cambia e fa pace con i locali del centro
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Torna la manifestazione sul lungolago Gonzaga con una nuova formula. «Nasce il Mantua passport: in giro per bar e ristoranti si collezionano premi»
MANTOVA. Sempre più “diffuso”, nel solco di una pace commerciale che quest’anno spingerà le relazioni ancora più in là. La notizia è doppia: dopo la sosta forzata del 2020 e la formula sorvegliata dell’anno scorso, la Fiera dei Mangiari torna a imbandire il lungolago Gonzaga con un’edizione piena e un programma ricco, dal 16 al 26 giugno. Quaranta gli espositori, a comporre un giro nei sapori d’Italia, con qualche puntata esotica. Arrosticini e poke. Nel menu anche eventi serali, esibizioni di palestre e scuole di danza, che ancora scontano gli effetti della pandemia, percorsi con le guide turistiche Virgilio e un’area dedicata agli amici animali, con tanto di veterinario, addestratore e fotografo specializzato in scatti a cani e gatti. «Il format è quello classico pre-pandemia, senza più le limitazioni dell’anno scorso. Sarà una ripartenza piena» anticipa Francesca Andreatta di A.Tema, l’agenzia che apparecchia la fiera.
Un festival diffuso, secondo la formula adottata la scorsa estate, quando i Mangiari slittarono a luglio e alla protesta ruvida di Confcommercio fu opposto il coinvolgimento dei locali del centro. Protesta governata dalla rabbia per i lunghi mesi di chiusura e dall’orizzonte ancora incerto della pandemia. La concorrenza dei ristoratori foresti accampati sul lungolago, però, non è mai piaciuta agli esercenti nostrani, anche prima del Covid. Ecco, la formula diffusa punta proprio a disinnescare malumori e ruggini. A rovesciare la competizione in complicità. «L’idea è quella di tradurre la fiera dei Mangiari in una festa di tutta la città e in un’opportunità per i locali del centro» interviene Mattia Pedrazzoli, in qualità di referente del gruppo “Locali mantovani uniti”, nato da una chat privata di WhatsApp durante il lockdown e poi cresciuto nelle relazioni fuori dagli smartphone. Posto che per un barista sarebbe impossibile sdoppiarsi tra il centro e il lungolago, e traslocare il bancone sulla sponda per due settimane non suona molto furbo, la strategia prevede d’indirizzare gli utenti della fiera verso il centro.
Come? Attraverso il Mantua passport – spiegano Andreatta e Pedrazzoli – un passaporto con quindici spazi per altrettanti timbri, uno per ogni locale che aderisce all’iniziativa. Un aperitivo (o un’altra consumazione più o meno robusta), un timbro. Chi li collezionerà tutti meriterà il titolo di cliente platinum e un premio a tema (magari una cena in fiera). E così anche per i clienti silver e gold, in proporzione al numero di consumazioni. Insomma, una gara allegra sulla rotta lungolago-centro storico.
I locali? Eccoli: Hemingway; Gonzaga; Posta; Brasile; Sociale; Venezia; Italia; Matilde; Marlène; Chez Vous; Noce; la Tana; Sordello; Teatro delle birre; San Francesco. «E questo è solo l’inizio» assicurano Andreatta e Pedrazzoli, ringraziando il Comune per il sostegno. Un altro passo verso una collaborazione che, in prospettiva, sarà sempre più un’alleanza. La pace è servita.