Mantova, Villaggio Sos senza educatori. I vigilantes per non chiudere
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Il presidente Ghisi: «Dal 13 perderemo personale essenziale per il servizio». Si pensa di trasferire alcuni ragazzi e di ricorrere alle guardie private per il giorno
MANTOVA. L’allarme lanciato dal Villaggio Sos sulla mancanza di educatori è scivolato senza portare benefici concreti. «È arrivata una dozzina di curricula, ma quasi tutti di candidati non laureati in scienze dell’educazione – dice il presidente Dante Ghisi – Noi possiamo impiegare solo personale specializzato e niente volontari; per cui siamo nella situazione di difficoltà che avevo già denunciato: i nostri servizi residenziali sono sempre più a rischio».
La situazione, nella struttura di Bosco Virgiliano che accoglie minorenni allontanati dalle loro famiglie con un provvedimento dei tribunali e, quindi, in una situazione psichica di grave disagio, volge al peggio. Gli educatori sono attratti dalla carriera scolastica a scapito di quella, certamente più impegnativa, nelle comunità a contatto con ragazzi difficili, lasciando sguarnito un servizio fondamentale per la società. Tra dimissioni e rinunce gli educatori rimasti, addetti al servizio di accoglienza, sono appena sei, insufficienti per garantire la sorveglianza dei 14 minori ospitati.
«Siamo riusciti a far rimanere gli educatori dimissionari sino al 13 – dice il presidente –ma dopo quella data se ne andranno in quattro e gli altri non c e la faranno a garantire il servizio 24 ore su 24. Bisogna tenere conto che i turni sono di sei ore ciascuno e che a ogni turno ci sono due educatori. Tra ferie e permessi abbiamo bisogno di altro personale, altrimenti il servizio è a rischio».
Ghisi si è già attivato per trovare alternative: «Ho chiesto ad altre comunità vicino a noi di accogliere 8-9 dei nostri ragazzi, ma non abbiamo ancora avuto una risposta. Siamo scettici, però, perché la situazione che viviamo noi è anche quella delle altre strutture di accoglienza. Con i nostri sei educatori riusciamo ad accudire altri 4-5 ragazzi sino a fine anno, ma poi sarà difficile continuare».
Il Villaggio Sos conta su altri dieci educatori che sono, però, adibiti ad altri servizi e che non possono essere dirottati su quelli residenziali: «Seguono altre otto mamme con i bambini – spiega Ghisi –; inoltre, fanno una decina di servizi esterni ai bambini prima nostri ospiti e che poi sono rientrati nelle loro famiglie. In più seguono anche il doposcuola di trenta ragazzi, al pomeriggio, nel centro di aggregazione di via Torelli. Insomma, ci servono almeno altri quattro educatori da inserire nei servizi residenziali che, però, fatichiamo a trovare».
Il presidente sta valutando anche un piano B nel caso gli educatori, come è probabile, non si trovino e nessuna comunità venga in soccorso di quella di Mantova (in Lombardia mancano 400 educatori): «Siamo pronti ad incaricare le guardie private che garantiscono la sorveglianza dei ragazzi di notte per lo stesso servizio di giorno. Saranno loro a stare con i minori anche durante il giorno, almeno per proteggerli dagli eventuali pericoli provenienti dall’esterno, come parenti che possono fare irruzione per prelevarli. Non è personale specializzato, ma almeno potrà garantire, nell’arco delle 24 ore, la sicurezza dei bambini e dei ragazzi stando con loro. A questo punto, siamo in una situazione di emergenza che, a mio avviso, dovrebbe essere affrontata anche rivolgendosi all’esercito. Infine, un appello, l’ennesimo, alla Regione: cambi la legge e consenta alche ai laureati in altre discipline oppure agli educatori sociosanitari di lavorare nelle comunità di accoglienza».