Oltre 300 ragazzi mantovani alla marcia anti-mafia di Milano
Sono mesi che i ragazzi della Rete degli studenti medi lavorano per raccogliere la partecipazione di quante più scuole superiori possibili grazie all’adesione dei dirigenti scolastici. E ad oggi i pullman pronti a partire sono già sei per un totale di trecento studenti mantovani che il 21 marzo marceranno a Milano al grido di “È possibile”. Sarà questo lo slogan della manifestazione nazionale organizzata da Libera per la “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, alla sua ventottesima edizione. Per dire che «è possibile insieme impegnarsi per un mondo senza mafie, corruzione, disuguaglianze, guerre e ingiustizie» perché «solo con il “noi” si può arrivare ad affermare la pace, la giustizia, la verità, i diritti, l’accoglienza e la libertà».
Da decenni territorio fecondo per mafie e corruzione grazie alla movimentazione di denaro, la scelta di Milano e della Lombardia non è casuale ed è da qui che la Rete degli studenti medi di Mantova è partita insieme ai compagni del resto della regione per produrre insieme all’Unione degli universitari (Udu) un’inchiesta sulle criticità che li riguardano più da vicino «e che ci portano a scendere in piazza».
Dal titolo “Un’altra Lombardia è possibile”, si tratta di un «manifesto», come lo definisce il coordinatore provinciale della Rete Alberto Gostoli mentre spiega che «oggi è importante concentrarsi sul fatto che le mafie non sono solo al sud ma si nutrono di affari e finanza al nord come i processi, anche qui a Mantova, continuano a dimostrarci», che «oggi in Lombardia e a Mantova abbiamo a che fare con la mafia dei colletti bianchi che spesso si rischia di non riconoscere».
Tra gli aspetti che li riguardano più da vicino, nel manifesto emerge la mancanza di spazi per i giovani e il fatto che «non possiamo rimanere indifferenti se pensiamo che alle scuole che crollano a pezzi e alle università che non riescono ad accogliere la totalità degli studenti, si contrappongono oltre migliaia di beni in mano alla mafia». Per questo chiedono «la pubblicazione in tutti i Comuni dell’elenco dei beni confiscati» e il loro «riuso a luoghi per attività sociali, culturali, aule e scuole». D’altronde i dati che riportano parlano chiaro: «In Lombardia la percentuale dei beni che hanno trovato nuova vita è veramente bassa». Nel Mantovano hanno contato 102 “beni in gestione” ovvero sottoposti a confisca ma non ancora andati a destinazione e solo undici “beni destinati” vale a dire trasferiti alle amministrazioni «ma ciò non implica l’avvenuto riutilizzo sociale». Quelle sui beni confiscati sono tra le proposte che Rete e Udu lanciano alla luce di quanto raccolto nella loro inchiesta sulla sempre maggiore presenza di organizzazioni criminali ed ecomafie in regione. Ed è così che alla luce del fatto che «a una legislazione regionale tra le più estese in Italia, per quanto concerne la promozione dell’informazione nelle scuole per creare una coscienza civica sul tema mafia, si contrappone una negligenza disarmante da parte delle figure di spicco in regione», chiedono «una sensibilizzazione periodica e attiva nelle scuole e nelle università sul contrasto alle mafie con incontri formativi sulla presenza della mafia nel territorio» e «di parlare di mafia nelle ore di educazione civica». Ed è così che chiedono di non essere «abbandonati al degrado di città che non ci offrono opportunità» ma di essere «coinvolti e ascoltati in un percorso di transizione verso città a misura di studenti». Cinque proposte per un’altra Lombardia che «chiediamo a scuole, università e associazioni di aiutarci a far arrivare alle istituzioni scendendo in piazza a Milano».