Botte, insulti e fiori, a processo per stalking a Mantova

L’ha gonfiata di botte, avvelenata con gli insulti, terrorizzata con minacce di morte, trascinata per casa come uno straccio. Le ha spaccato l’auto, quella stessa auto su cui gettava mazzi di fiori per dimostrarle quello che secondo lui era amore.

Tutto davanti agli occhi sbarrati e ai pianti disperati dei figli, due bimbi - il maggiore nato da una precedente relazione dell’uomo - che non andavano ancora alle elementari.

Un inferno durato oltre un anno e mezzo, fino a quando la donna, che nel frattempo lo aveva lasciato per rifugiarsi a casa della madre con la figlia minore lo ha denunciato.

Le violenze

Ora l’uomo, un 36enne che vive nell’Asolano, è a processo per stalking e danneggiamento. A difenderlo l’avvocato Luigi Medola.

Le aggressioni dell’uomo sono cominciate una sera del febbraio del 2018, quando, rientrati da una serata al bar in cui aveva alzato troppo il gomito, con il pretesto di averla vista mentre guardava un altro uomo, l’ha spinta a terra per poi colpirla con calci e pugni, fino a sbatterla contro il letto.

Dopo una sfilza di altre discussioni violente, sfociate spesso in botte, perché la donna lo accusava di fare ancora uso di stupefacenti, sempre davanti ai due bambini, in occasione del battesimo della figlia minore, al ristorante ha cominciato a inveirle contro, arrivando a gridarle, oltre a insulti pesanti e volgari, che «sei fortunata che c’è qui nostra figlia sennò ti avrei ammazzata», per poi andarsene lasciandola sola con la bimba.

La fuga

A questo punto, esausta e sempre più spaventata, la donna lo ha lasciato e si è trasferita dalla madre.

Con la fine della convivenza, non sono cessate le violenze. Anzi. Sono cominciate le incursioni dell’uomo, quasi sempre ubriaco, a casa della ex: si attaccava al citofono e la tormentava con decine di chiamate sul cellulare.

Una sera la donna ha accettato di trascorrere una serata a casa dell’ex con la bambina e altri amici, ma hanno cominciato a discutere e lui l’ha strattonata e spinta fuori, con la piccola in braccio.

L’escalation

Insulti in pubblico, scenate per strada, quando fingeva di buttarsi sotto l’auto, aggressioni al bar con la minaccia di tagliarle la gola, botte ad un amico che aveva tentato di difenderla. E poi i fiori sull’auto, per convincerla ad incontrarlo e a fare sesso.