Le mogli dei soldati in guerra fanno irruzione nell’ufficio elettorale di Putin
Si sono ritrovate nei pressi del Cremlino, hanno deposto fiori al monumento del Milite Ignoto, poi si sono presentati in uno dei centri dove si raccolgono firme per la ricandidatura di Vladimir Putin.
Un piccolo gruppo di mogli di “Way Home”, entrato nella sede elettorale e ha chiesto il ritorno a casa degli uomini mobilitati per la guerra. Le donne si sono presentate nella sala di ricevimento, accompagnati da alcuni giornalisti.
Una di loro, Maria Andreeva, ha chiesto allo staff quando Putin avrebbe firmato il decreto sulla smobilitazione. Lo ha chiesto quando ha firmato per Putin come candidato presidenziale, raccontando che sua figlia, col padre in guerra, ha subito uno stop nello sviluppo del linguaggio.
A quel punto, si è avviato un confronto tra le mogli dei mobilitati e alcune donne del quartier generale di Putin. A Maria Andreeva è stato risposto che gli uomini sono “guerrieri, creature uniche di Dio” che “vogliono difendere la patria”.
Un’altra partecipante alla discussione, Olga Burdavitsyna, un’attrice, ha detto ad Andreeva: “Tuo unico marito vuole tornare a casa”, gli altri non vogliono. La Burdavitsyna ha paragonato la guerra all’Ucraina alla Grande Guerra Patriottica, quella che fu vinta “con pale e bastoni”. Non è chiaro se l’attrice Olga Burdavitsyna si trovasse al quartier generale di Putin perché lavora nello staff delle elezioni.
Alla fine di novembre, il gruppo “Way Home” ha pubblicato su Telegram un manifesto e una petizione contro la mobilitazione a tempo indeterminato. I firmatari dell’appello hanno scritto che lo Stato ha voltato le spalle a quanti sono partiti e che la mobilitazione stessa è stato un “terribile errore” da cui “nessuno è protetto”.
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