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Апрель
2024

La longevità non è (solo) una cosa per ricchi. Il prof Ongaro: “Il mio metodo studiato per gli astronauti dell’Esa disponibile per tutti in farmacia”

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La longevità non è (solo) una cosa per ricchi. Il prof Ongaro: “Il mio metodo studiato per gli astronauti dell’Esa disponibile per tutti in farmacia”

L'INCHIESTA POP - Il business della longevità non è (solo) una cosa per ricchi: d'altronde, la genetica conta solo il 20-25% per invecchiare in salute, tutto il resto lo fa lo stile di vita

L'articolo La longevità non è (solo) una cosa per ricchi. Il prof Ongaro: “Il mio metodo studiato per gli astronauti dell’Esa disponibile per tutti in farmacia” proviene da Il Fatto Quotidiano.

“Tutti sappiamo che l’aspettativa di vita si è allungata moltissimo nelle ultime decadi. Quello che a molti sfugge è che gli anni aggiunti sono raramente anni di salute e gioia, quanto piuttosto di malattia e sofferenza. La ragione è semplice: la medicina è sempre più capace di curare malattie anche gravi e di mantenerci in salute, ma noi non siamo altrettanto bravi a correggere il nostro stile di vita per fare vera prevenzione negli anni. La sfida oggi non è semplicemente vivere più a lungo, ma aumentare l’aspettativa di vita sana, ossia ammalarsi meno e soprattutto più tardi negli anni”. A dirlo, è il dottor Filippo Ongaro, medico, coach e primo italiano a essersi certificato in medicina anti-aging e medicina funzionale negli Usa. Ongaro è stato, per oltre sette anni, medico d’equipaggio degli astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e ha lavorato alla prima missione dell’astronauta Roberto Vittori, il primo italiano a volare nello Spazio: qui, insieme ad altri ricercatori e medici, ha definito nuovi protocolli di alimentazione e allenamento psicofisico per mantenere al massimo la prestazione degli astronauti e rallentare l’invecchiamento accelerato a cui sono esposti nei viaggi spaziali. Per anni si è concentrato proprio sul processo di invecchiamento accelerato che subiscono gli astronauti e, grazie agli studi e alle analisi, ma anche all’esperienza maturata, ha sviluppato un sistema di strategie, tecniche e strumenti per raggiungere una sana longevità applicabili anche alle persone “sulla Terra”. Non solo: ha sistematizzato tutto questo nel “metodo Ongaro“, oggi facilmente accessibile a tutti nelle farmacie della comunità scientifica dei Farmacisti Preparatori che hanno aderito al programma Genage.

Sì, perché chi l’ha detto che la longevità è una cosa per ricchi? Quando si sente parlare di ‘longevità’ si tende a pensare a fantascientifici elisir di lunga vita o – più realisticamente – ai trattamenti esclusivi a cui i miliardari della Silicon Valley si sottopongono in cliniche di lusso. In realtà, non servono portafogli milionari né strutture ricercate: basta andare nella farmacia sotto casa per iniziare a lavorare sul nostro organismo. Oggi, infatti, le farmacie sono sempre di più dei centri polifunzionali dove fare analisi ed esami specialistici, un punto di riferimento sul territorio per i cittadini: questo assume un significato centrale se si tiene conto di quello che significa concretamente perseguire la longevità. Se in passato l’approccio al tema era quello di limitare le conseguenze dell’invecchiamento, adesso si tende a intervenire sul processo fisiopatologico scatenante, direttamente correlato allo stile di vita dell’individuo: gli studi hanno accertato che lavorando proprio sullo stile di vita, l’aspettativa di vita può aumentare fino a 24,6 anni in più. “E’ importante chiarire che quando si parla di ‘longevità’ in ambito scientifico si intende allungare l’aspettativa di vita mantenendo il nostro organismo sano – ci spiega il dottor Ongaro -. L’obiettivo è prolungare la salute del corpo, non impedire l’insorgenza di rughe, per questo ritengo che sia importante che tutti inizino ad interessarsi di longevità e che siano messi nelle condizioni di farlo senza discriminazioni. Quando si parla di contrastare l’invecchiamento non bisogna pensare a mantenere un aspetto giovane: le rughe sono la manifestazione probabilmente più evidente del tempo che passa, la prima di cui abbiamo contezza, perché la vediamo allo specchio tutte le mattine. Ma non ci dicono nulla di come sta davvero il nostro corpo a livello di ossa, muscoli, metabolismo e reti neurali. Quindi occuparsi dell’invecchiamento significa fondamentalmente essere in grado di rallentare quei processi, in primis a livello cellulare, che poi si sommano da cellula a cellula, fino ad arrivare ai tessuti, agli organi e all’intero sistema”, sottolinea Ongaro.

Ecco allora un punto fermo: la longevità è un percorso che deve essere intrapreso sin da giovani e non quando il corpo è già segnato da una cattiva gestione. Non più un approccio come quello di “Dorian Gray”, ma un processo di miglioramento che parte da subito e che lavora non solo sull’allungamento della vita ma mira a migliorare anche la produttività, le prestazioni quotidiane, l’empatia, la creatività e la sessualità. “E’ fondamentale giocare d’anticipo e cominciare già a 20 anni a interessarci su quale sia lo stato del nostro di salute del nostro corpo ed intervenire in modo mirato. Come? Curando la nutrizione, facendo esercizio fisico, occupandoci della nostra salute mentale ma anche facendo test genetici. Sappiamo che la genetica conta solo per il 20/25% sulla nostra aspettativa di vita ma, ad esempio, se non so di avere una predisposizione e quindi non intervengo per compensare, ecco che quel 20% finirà per influire al 100% sul mio stato di salute. Perché il punto non è battere il record di vita (attualmente 122 anni e 164 giorni, ndr) ma che sempre più persone arrivino a 80, 90, anche 95 anni stando bene e senza gravare sui servizi sanitari nazionali con malattie croniche o perdite di funzionalità. Perché già oggi molte persone vivono fino a 95 anni, ma magari sono in cura da quando ne avevano 60 o 70: questo è il vero problema”.

Ma come si declinano gli studi e i percorsi pensati per gli astronauti nella quotidianità di persone di ogni età, con anche stili di vita diversi, lavori diversi, vite a latitudini diverse? “Intanto sfatiamo un mito: gli astronauti non vengono scelti per la prestanza fisica bensì per le loro competenze e capacità tecnico-intellettuali. Insomma, sono persone comuni, che vivono la maggior parte della loro vita oltretutto proprio qui a Terra. Però, osservando i processi che avvengono al loro corpo quando sono in orbita possiamo capire come funziona l’invecchiamento”. In 6 mesi in orbita si invecchia infatti l’equivalente di 10 anni sulla Terra: “Il corpo ragiona in un’ottica di economia e quindi se nello Spazio, in assenza di gravità, non c’è bisogno del tessuto muscolare né di quello tessuto osseo, il nostro organismo li autodistrugge. Così abbiamo capito che noi non perdiamo muscoli perché invecchiamo, ma invecchiamo perché perdiamo muscoli e questo fatto ha implicazioni ovviamente anche a livello metabolico o ormonale. Quando un astronauta torna dalla missione spaziale gli effetti sul suo fisico sono evidenti: sulla Terra lo stesso fenomeno non avviene in sei mesi ma in dieci anni e non ce ne accorgiamo perché il cambiamento è così graduale da risultare invisibile all’occhio”.

Quindi, quali sono 5 cose che chiunque può iniziare a fare da domani per iniziare a contrastare il proprio invecchiamento? “La prima è lavorare sulla propria nutrizione, ad esempio iniziando tutti i pasti mangiando delle verdure. Secondariamente, bisogna curare la propria salute mentale e costruire un mindset per gestire lo stress, la negatività, le preoccupazioni: il rischio è passare l’intera vita a preoccuparsi costantemente di qualcosa salvo poi accorgersi che però è passata l’intera vita. Terzo punto ovviamente è l’attività fisica, lavorando sulla forza, la resistenza, la flessibilità e la mobilità. Il quarto punto è un po’ connesso al secondo e sono le relazioni con gli altri: noi siamo esseri relazionali e oggi, ancora di più che in passato, ci sono veramente tanti dati che indicano quanto la salute delle nostre relazioni e dei rapporti personali sia fondamentale non solo per sentirsi bene, ma proprio fondamentale per la salute del corpo. E poi il quinto punto è andare in farmacia: lì si può iniziare ad avere un quadro generale con un questionario, il Focus Longevity Test, si può fare un test del Dna che analizza le predisposizioni genetiche che possono influenzare il tuo processo di invecchiamento (sarcopenia, osteoporosi, funzioni cognitive, immunosenescenza….) e iniziare un percorso con il supporto di professionisti e coach certificati”, sottolinea Ongaro. I primi segnali di miglioramento non tarderanno ad arrivare: “Basteranno due o tre mesi per iniziare a sentirsi più energici, meno stanchi, più lucidi, un po’ più resistente. Gli studi ci dicono che per un 50enne due mesi di palestra contrastano vent’anni di sedentarietà. L’importante, in ogni caso, è vivere il processo della longevità come un miglioramento della propria vita: deve diventare un’abitudine, non deve essere una fatica altrimenti finiremo per mollare o autosabotarci. Seguo ragazzi di 25 anni ma anche le loro nonne: forse quello che muove di più è la sensazione che si può fare qualcosina in più per stare bene, per sentirsi meglio, per essere più appagati, per essere un po’ più felici, per avere un senso maggiore di controllo della propria vita”.

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