Cibi scaduti o avariati “rinnovati” con false etichette: 5 a processo

Carne, pesce, tortellini, formaggi destinati alla pattumiera Gli alimenti trovati all’interno di un magazzino a Chignolo 

CHIGNOLO. Secondo la procura avrebbero messo in commercio cibo destinato alla pattumiera o all’alimentazione animale. Carne, pesce, tortellini, formaggi ritenuti, secondo l’inchiesta della procura di Pavia, pericolosi per la salute pubblica ma “ripuliti” attraverso etichette false. Gli alimenti, vicini alla data di scadenza o del tutto avariati, erano stati trovati all’interno di un magazzino a Chignolo Po ed esaminati dall’Asl. Cinque persone sono a processo per reati che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla messa in commercio di alimenti nocivi o dichiarati genuini senza esserlo, fino all’incauto acquisto.

Gli imputati

A giudizio, davanti al giudice Luigi Riganti, ci sono Federico Lostumbo, 52 anni, di Chignolo Po; Angelo Abbiati, di 66 anni, e Francesco Abbiati, di 41 anni, entrambi di Sant'Angelo Lodigiano, titolare e dipendente di una ditta di smaltimento di scarti di macellazione da cui sarebbe uscita parte della merce; Piergiorgio Ghidelli, 50 anni, di Massalengo, in provincia di Lodi, Agatino Triolo, 50 anni, di Chignolo Po. Lostumbo (difeso dall’avvocato Michela Lucca) e i due Abbiati (difesi dagli avvocati Massimo Bernuzzi e Paolo Gelmetti) devono rispondere di associazione per delinquere e della messa in vendita di alimenti non conformi.

Commercio abusivo

Avrebbero, in sostanza, messo in piedi un’attività di commercio di generi alimentari abusiva e di distribuzione di prodotti alterati o contraffatti attraverso etichette "bugiarde", con data di scadenza e numero di lotto falsato. Gli Abbiati avrebbero fornito la merce, Lostumbo l’avrebbe passata a un altro intermediario (coinvolto nell’indagine ma poi deceduto) dopo averla “ripulita” con etichette contraffatte.

L’incauto acquisto

Gli altri due imputati, Triolo e Ghidelli, sono invece accusati di avere acquistato prodotti di sospetta provenienza, il cossidetto "incauto acquisto". Avrebbero comprato la merce attirati dal prezzo, più basso rispetto a quello di mercato. Altre persone, tra cui alcuni negozianti e titolari di mini-market (ma l’indagine non era riuscita a precisare la destinazione della merce), erano stati coinvolti nell’indagine per lo stesso reato, ma i procedimenti a loro carico avevano preso strade diverse attraverso riti alternativi, come patteggiamenti e abbreviati. —