L’autopsia conferma l’ipotesi del suicidio, resta il giallo sulle ultime ore di Giacomo
CASORATE. Giacomo Sartori, l’informatico di 29 anni scomparso da Milano lo scorso 18 settembre, è morto per asfissia. Ma l’autopsia eseguita sabato, pur confermando il decesso per soffocamento provocato da un cavo elettrico, non ha sciolto tutti gli interrogativi. Anche se l’autopsia ha rafforzato l’ipotesi del suicidio, restano ancora da sciogliere tutti i dubbi sulle ultime ore di vita del ragazzo, scomparso dopo il furto del suo zaino in un locale in via Vittorio Veneto a Milano e ritrovato morto a Casorate, impiccato a una quercia in un frutteto a 150 metri dalla sua auto aziendale, parcheggiata a Cascina Caiella davanti a un ristorante.
Il mistero del telefono
I carabinieri stanno cercando di ricostruire gli spostamenti attraverso l’analisi dei telefoni. Quello aziendale, che era nello zaino rubato, non è stato ritrovato, ma Sartori aveva un cellulare personale con il quale aveva provato a localizzare, attraverso diverse applicazioni, il telefonino rubato.
Secondo le indagini, Sartori avrebbe fatto diversi tentativi per agganciare il segnale del telefono, in particolare dopo il casello di Binasco, dove è uscito. Forse per questo si è ritrovato a Casorate. Qui potrebbe infatti avere localizzato il telefono.
L’esame del medico legale
L’autopsia, eseguita sabato mattina dal medico legale Yao Chen, incaricata dal magistrato Andrea Zanoncelli, ha confermato la morte per soffocamento. Da quanto si è saputo, non sarebbero stati trovati altri segni sul corpo o indizi tali da far pensare a una aggressione, anche se questo non esclude che Sartori possa avere scelto quel luogo, a Cascina Caiella, perché doveva incontrare qualcuno. Il fascicolo resta aperto per omicidio colposo e nei prossimi giorni i carabinieri chiuderanno il cerchio degli accertamenti.
La sparizione dopo il furto del pc
Il furto del computer era avvenuto venerdì sera della scorsa settimana in un’enoteca di Milano, in via Vittorio Veneto. I ladri avevano preso lo zainetto del tecnico con all’interno il computer e il telefono aziendale del tecnico informatico, che lavorava per una società di Assago.
Poi avevano abbandonato su una panchina, vicino ai giardinetti, di fronte al locale, la matrice della sim del cellulare, due mazzi di chiavi, i documenti e una tessera bancomat. Ma si erano tenuti lo zainetto con il computer e il telefono.
Nella ricostruzione degli spostamenti gli investigatori sono certi che Sartori sia uscito al volante della sua Polo aziendale (poi ritrovata chiusa a chiave davanti al parcheggio del ristorante a Casorate) alle due e un quarto di notte dal casello di Binasco della Milano-Genova. La telecamera del cimitero di Motta dimostra che la mattina dopo il furto, alle 7.15, il 29enne era ancora in giro.
A questo punto, una volta terminati tutti gli accertamenti, il magistrato darà il nullaosta per la sepoltura. La famiglia del giovane, originaria di Belluno, che fino alla fine ha sperato in un esito diverso, potrà così celebrare i funerali. —