Pavia in versi e dialetto raccontata da 12 poeti nel Calendario Avis che compie 29 anni
Curato come sempre da Giulio Assorbi e Pier Vittorio Chierico è fonte inesauribile di aneddoti locali e ricordi di fatti storici
«Ma, disèm viàltar, devi caragnà
Se Pavia la pèrda ’l so bèl tram ?(...) Chi t’avissan cambià cent’ani f! E i strà jèn interut tùt i mument par fàgh e par rifàgh riparassion...». Poeti dialettali, ma anche attenti interpreti del loro tempo. Virginio Inzaghi(1925-2009), ad esempio, nella sua poesia Adio al tram fa cenno a un dibattito che era sorto in città per la soppressione del tram e dei binari. Di professione geometra, prima venditore alla Necchi, poi bancario e infine fondatore del circolo culturale Regisole, Inzaghi è uno dei tanti “cantori” della pavesità. E uno dei dodici che Giulio Assorbi e Pier Vittorio Chierico hanno selezionato per il calendario Avis 2022, giunto alla ventinovesima edizione e dedicato alla poesia dialettale pavese.
Una scelta tutt’altro che facile, come ha voluto sottolineare il presidente di Avis Pavia Stefano Marchesotti: «Sono davvero tanti gli autori che dal 1762, data della prima poesia pavese di Siro Severino Capsoni, si sono cimentati in tale opera.
Ogni mese racconta una storia cittadina. Aristide Annovazzi (1884-1952), insegnante alla scuola professionale voluta da Vittorio Necchi e, in seguito, autore del Nuovo Vocabolario pavese-italiano illustrato, dedica i suoi versi alla roggia Carona che scorre sotterranea. Paride Sollazzi (1893-1974), titolare di un magazzino in via Cavagna Sangiuliani era innamorato del teatro. Ma la vena artistica che scorreva nelle vene della famiglia in lui si è espressa anche nella poesia (il figlio Lucio è stato un pittore di fama, la figlia Sandra una giornalista, Roberto un avvocato). La sua poesia Dal pugiulin dal pont apre il mese di marzo.
Francesco Mauro Donetti (1868 – 1956) nella sua La sta in pè cui scrosul dipinge l’immagine di via Cardinal Riboldi come si presentava negli anni Venti del ’900, anch’essa oggetto di polemiche sulla necessità di abbattere le case vecchie o conservarle. Maggio è dedicato ad Archimede Griziotti (1860 – 1927), avvocato, appartenente a un’eminente famiglia pavese, tutti patrioti.
Piassa grända è descritta da Dario Morani (1897– 1980) giornalista e intellettuale. Rocco Cantoni (1873 – 1933) dipinge un bell’affresco del Ticino quando era ancora balneabile.
Quando viene L’ura d’andass a scond? Lo svela Angelo Ferrari (1874– 1971) nella poesia che descrive quel tratto sterrato che porta a cascina della Mezzanella, verso il Confluente. Evaristo Bianchi (1889 – 1961) canta il suo amore per San Teodor e l’ispettore scolastico e funzionario dellla Provincia Dante Bianchi (1899 – 1966) per Pavia suta la lüna. Non poteva mancare un omaggio a San Siro, da parte di un altro Inzaghi, Francesco (1899 – 1966), vigile di professione. Chiude il calendario Nadal a Pavia del cardiologo Angelo Gambini (1931 – 1993).
«Dodici poeti di epoche diverse – spiega Giulio Assorbi – anche per testimoniare come la parlata pavese, nel corso dei secoli, si sia trasformata avvicinandosi ormai sempre di più all’italiano tralasciando gli antichi termini. Ed è giusto che sia così, il dialetto non deve correre il rischio di legarsi solo al passato ma deve descrivere il presente. Ed è ciò che hanno fatto questi poeti, testimoni della vita cittadina». —