Covid, la Germania dà la precedenza ai vaccinati in terapia intensiva
Se mancano posti passano prima i disabili immunizzati. La Corte costituzionale: «Chi soffre di un handicap deve essere protetto»
Una scena vista mille volte nelle serie medical di tutte le latitudini: due pazienti vengono portati in fin di vita in pronto soccorso in contemporanea. Uno è un giovane disabile e l’altro - supponiamo - un padre di famiglia cinquantenne non vaccinato per il covid 19. A chi deve dare la precedenza il medico nel caso si tratti di scegliere tra l’uno e l’altro quando mancano i posti in terapia intensiva? E secondo quale criterio?
È su questo che si è pronunciata ieri la Corte costituzionale tedesca, sollecitando il Parlamento a fornire delle disposizioni per risolvere dilemmi di questo tipo. Nel caso specifico la Corte di Karlsruhe ha accolto il ricorso di 9 persone con disabilità che sentivano minacciato il loro diritto di accesso alle cure in caso di scelta del paziente da salvare, in mancanza di posti sufficienti in terapia intensiva. Quindi ha segnalato il «vuoto legislativo» da riempire «in modo tempestivo» con una legge che protegga il diritto dei disabili a ricevere cure adeguate in vista della prossima ondata pandemica. «Il legislatore è obbligato ad adottare disposizioni efficaci per garantire che nessuno venga svantaggiato a causa della propria disabilità in caso di triage», come si definisce la scelta dei pazienti secondo la priorità di cura. Così si legge nel comunicato ufficiale dei giudici di Karlsruhe. «C’è il rischio che le persone con disabilità in una situazione di triage siano svantaggiate nell’assegnazione di risorse per trattamenti medici intensivi», e in questo caso si violerebbe di diritto alla salute tutelato dall’articolo 3, paragrafo 3 della Costituzione tedesca. Il principio esplicitato dalla Corte tedesca è che nessuno può essere svantaggiato a causa del suo handicap, mentre di fatto durante la pandemia i malati e i disabili corrono un rischio di infezione maggiore, soprattutto quando la loro sussistenza dipende da terzi, e un pericolo più alto di incorrere in un decorso grave della malattia.
Il punto in discussione è che secondo le indicazioni dell’associazione tedesca dei medici di terapia intensiva e d’urgenza (Divi) il criterio di scelta in caso di triage è legato alla valutazione della “fragilità” dei pazienti. Chi ha più diritto a vivere? Chiunque o chi ha una più alta aspettativa di vita? I ricorrenti alla Corte costituzionale temono che le minori chance di sopravvivenza legate alle patologie pregresse dei disabili possano portare ad una forte penalizzazione nel loro accesso alle cure, quando non a una condanna a morte.
La pronuncia della Corte è stata accolta con favore dai due principali ministeri tedeschi interessati, Giustizia e Salute, ma con sfumature diverse. Il ministro della Salute Karl Lauterbach, Spd, ha detto che «ora si tratta di evitare il triage con misure di protezione e con le vaccinazioni», mentre il ministro della Giustizia, il liberale Marco Buschmann, ha commentato: «Ora il primo obiettivo è che non si arrivi proprio al triage». Sul vaccino i liberali sono spaccati: una ventina di deputati Fdp ha infatti presentato al Bundestag una mozione contraria all’obbligo di vaccinazione, in quanto «violazione dei diritti fondamentali».
Intanto i contagi in Germania calano mentre la popolazione vaccinata aumenta (73,9% ha almeno una prima dose di vaccino). L'incidenza settimanale è decisamente più basa di un mese fa (215,6), poco più di 21.000 nuovi contagi con 372 le vittime in 24 ore. Ma la curva discendente è legata all’esaurirsi della variante Delta. L’ufficio di salute pubblica Rki però ha già avvertito che a gennaio c’è da attendersi una pesante ondata Omicron, che potrebbe mettere alle corde un sistema sanitario ben dotato di strutture ma in costante sotto organico di personale.