Ucciso alla festa di Capodanno, omicidio volontario o disgrazia? La risposta potrebbe arrivare dalle telecamere
UDINE. C’è la versione dell’indagato, il 34enne Anderson Vasquez Dipre, che parla di una disgrazia, sostenendo che il calice che teneva in mano si sarebbe rotto a causa della grossa pietra dell’anello che indossava, nell’atto di allontanare il 31enne Ezechiele Mendoza Gutierrez, che sarebbe avanzato con fare minaccioso.
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E c’è quel che è emerso dall’autopsia eseguita venerdì dal medico legale Antonello Cirnelli, ossia i segni di un primo colpo sul mento, un taglio netto all’altezza del collo reciso con lo stelo del bicchiere e ferite da difesa nella zona del gomito.
Quanto basta per fare pendere l’ago ora, nel primo caso, sull’ipotesi dell’omicidio preterintenzionale e ora, nel secondo, su quella dell’omicidio volontario.
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A fare chiarezza sul punto, decisivo ai fini della formulazione del capo d’imputazione, potrebbero essere i filmati delle telecamere del Laghetto Alcione di via dei Prati, dove alle 8 del 1° gennaio, a conclusione della festa di San Silvestro cui entrambi avevano preso parte, Mendoza Gutierrez, dipendente dell’Abs di Cargnacco, ha perso la vita.
In assenza di testimoni oculari, nonostante molti fossero ancora gli ospiti presenti nel locale, saranno proprio le immagini dell’impianto ad aiutare i carabinieri a precisare la dinamica del ferimento. Il fatto che non siano state ancora visionate, benché sequestrate, dipende da problemi tecnici: la titolare non è stata in grado di fornire la password per l’accesso e a farlo dovrà quindi essere un esperto del laboratorio analisi forense della Procura.
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Operazione ulteriormente delicata, quindi, ma preziosa per una ricostruzione, seppure forse solo parziale - la lite è avvenuta nella veranda esterna -, della scena. Quanto alle ragioni della tensione tra i due, che si conoscevano già, pare accertato che il diverbio sia legato a questioni di gelosia per una donna.
Intanto, l’indagato resta in carcere. La misura di custodia cautelare è stata applicata dal gip del tribunale di Udine, Roberta Paviotti, all’esito dell’udienza di convalida di giovedì, nel corso della quale Vasquez Dipre aveva ribadito la versione dei fatti fornita già, in sede d’interrogatorio, al pm Elisa Calligaris, titolare del fascicolo.
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Descritto come una persona contraddistinta da «un’indole da un lato aggressiva e, dall’altro, furbesca», l’indagato è risultato non credibile proprio nella parte in cui nega la volontarietà del ferimento mortale. La sua ricostruzione è stata giudicata «incompatibile» tanto con la localizzazione della ferita (la base del collo), quanto con la sua dimensione (7 centimetri di lunghezza e 2,5 centimetri di larghezza) e le sue caratteristiche (margini piuttosto netti).
Perché, poi, darsi alla fuga, invece di chiamare e aspettare i soccorsi? Lui ha detto di essersi spaventato per il sangue che aveva subito cominciato a sgorgare, ma questo non basta poi a spiegare il fatto di essersi disfatto del cellulare, a Orzano, vicino al torrente Malina, e di essersi rifugiato dalla madre, a Tarvisio, invece che a casa sua, in via Alba, a Udine, dove stava peraltro scontando una detenzione domiciliare.