È stata l’udinese Maria Pia Moretti la prima radiocronista Rai
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foto da Quotidiani locali
UDINE. Questa è una storia rimossa e quindi a ragion veduta inserita in quell’“Alfabeto friulano” pubblicato da Bottega Errante e racconta di Maria Pia Moretti che ho sempre immaginato sul punto di alzare la cornetta del telefono dinanzi a uno schermo televisivo, mentre Raffaella Carrà dialogava telefonicamente con gli italiani nel corso della sua trasmissione “Pronto Raffaella?”, magari per sottolineare che quello che Raffaella stava facendo in un finto salotto di casa, ricostruito all’interno di in un anonimo studio televisivo non rappresentava alcuna novità.
Tutto questo lo aveva già fatto lei, Maria Pia Moretti, molti anni prima, inaugurando una trasmissione radiofonica che a tutti era sembrata un esperimento velleitario, destinato a finire nel nulla. Quando ancora la televisione era un progetto indefinito e indefinibile, quando Nilla Pizzi imperversava a San Remo e l’Eiar era da poco divenuta Radio audizioni Italia, Pia si era inventata dal nulla uno dei più rivoluzionari programmi mass mediali del secolo appena concluso.
Notturno, confidenze al telefono era il titolo che aveva voluto dare a questa trasmissione radiofonica che aveva riscosso un successo enorme grazie alla sensibilità, alla sobrietà, alla delicatezza e al pudore con cui la conduttrice dialogava al telefono con i radioascoltatori.
Nata a Udine nel 1912, entrata nell’Eiar fin dal 1939 dopo aver vinto il concorso nazionale, fu la prima radiocronista femmina italiana a essere regolarmente assunta all’interno della Rai, dove ricoprì una parte fondamentale nel processo di formazione di un indimenticabile manipolo di giornalisti come Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Sergio Zavoli, Lello Bersani, Nando Martellini.
Pur mantenendo un ruolo volutamente defilato, non solo inventerà uno straordinario programma come “Notturno”, che ispirò anni dopo il celebre “Chiamate Roma 3131”, ma sarà anche autrice di numerosi radio documentari, riuscendo in un mondo di soli colleghi uomini a trovare un suo inconfondibile stile nella narrazione della società italiana del secondo dopoguerra. Basti pensare a “Scrittici in rosa” del 1953, in cui per la prima volta la Rai dava risalto a quella letteratura femminile fino ad allora considerata minore.
E poi ancora, “Roma di notte” del 1955, Il successo tra i giovani della musica leggera del 1959 e un avveniristico reportage presso l’Istituto di psicologia analitica C.G. Jung di Zurigo, che dava inaspettato spazio alla psicoanalisi. Sono affreschi delicati, sensibili, privi di protagonismo, pienamente consapevoli del necessario servizio che l’informazione pubblica doveva e deve fornire.
Autrice di un volume, “Donne Repubblicane”, pubblicato nel 1945, nel 1965 viene nominata redattore capo centrale della Rai. Legata da affetto e interesse alla sua terra di origine, sarà anche una delle animatrici del Fogolâr Furlan di Roma.
Tutto è fatto in punta di piedi, con un sorriso gentile, silenzioso, educato ed elegante. Forse per questo, assistendo alle carrambate telefoniche di Raffaella Carrà, Maria Pia avrà pensato che i tempi erano cambiati e che una sua telefonata forse sarebbe stata una stonatura inutile e forzata.
Così la cornetta è rimasta lì, mentre i suoi ricordi la facevano sorridere al pensiero della famosa macchietta di “Mario Pio”, che Alberto Sordi le aveva dedicato come omaggio scherzoso, ma ricco di rispetto per questa donna a cui non è bastata una carriera eccezionale per rimanere nella mente e nel cuore dei tanti italiani che la ascoltarono. Forse lei un po’ se la prese, perché da allora si fece chiamare solo Pia Moretti.
Un nome semplice, pulito, sobrio. Così come aveva saputo essere lungo tutto il corso della sua vita questa donna friulana e indimenticabile.