Morto nell’auto finita nel canale, gli amici di Matteo ai carabinieri: «Abbiamo fatto un bagno nel fiume»

GEMONA. «Abbiamo fatto il bagno nel Tagliamento. Era una scommessa». Quando i carabinieri li hanno individuati, mentre camminavano lungo la strada, fradici nel cuore della notte tra domenica e lunedì, nelle vicinanze del punto in cui la Bmw serie 3 coupè con cui si erano da poco schiantati contro l’argine del Ledra, uscendone prima che sprofondasse nel corso d’acqua, all’altezza di via della Turbina, a Gemona, Ludovico Piva e Worge Antonio De Prato, entrambi ventenni e residenti rispettivamente a Osoppo e a Trasaghis, hanno spiegato così i loro abiti bagnati. Non una parola sull’incidente.

E muti sulla presenza nell’auto di una terza persona: Matteo Pittana, anche lui ventenne, unitosi a loro a fine serata, e trovato soltanto due ore dopo, alle 3.15, senza vita e con la cintura ancora allacciata sui sedili posteriori.

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È un particolare che acuisce lo sconcerto seguito alla notizia dell’incidente e, se possibile, ancor più dell’accusa di omissione di soccorso ipotizzata dalla Procura di Udine a carico di entrambi i ragazzi quello emerso dall’annotazione che i carabinieri di Tolmezzo hanno depositato l’altro giorno al pm Luca Olivotto.

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Erano state soltanto le insistenze dei militari, per nulla persuasi dal racconto dei giovani e già informati del sinistro dalla richiesta di soccorso effettuata attorno all’1.50 al 112 da un residente della zona, cui gli stessi due amici avevano bussato chiedendo aiuto, a scalfirne il muro di omertà e consentire di apprendere, quantomeno, che a ridurli così era stato il volo nel canale. Il resto, e cioè il coinvolgimento nell’incidente di Pittana, si è appreso ad auto rinvenuta. Perché di lui, né Piva, cointestatario della vettura (sprovvista di copertura assicurativa) con la madre e, al momento, indagato in qualità di conducente anche per le ipotesi di omicidio stradale e guida in stato di ebbrezza, né De Prato, hanno fatto cenno alcuno.

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Tirata la riga sull’esito della primissima ricognizione investigativa, si apre ora la fase degli accertamenti tecnici irripetibili. Come confermato dal procuratore capo, Massimo Lia, domani si comincerà dal conferimento dell’incarico per l’autopsia. A eseguirla sarà il medico legale Carlo Moreschi. Il difensore di Piva, avvocato Giuseppe Nais, nominerà il medico legale Antonia Fanzutto, e l’avvocato Salvatore Spitaleri, che invece assiste i genitori della vittima, Luca Pittana e Rosita Cariolato, si avvarrà del medico legale Lorenzo Ventre.

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In cima ai quesiti posti all’anatomopatologo, che con ogni probabilità inizierà le operazioni nella stessa giornata di domani, la causa del decesso, decisiva anche ai fini della conferma dell’ipotesi dell’omissione di soccorso, visto che si tratterà di chiarire se la morte sia avvenuta per annegamento oppure come conseguenza delle lesioni riportate nello schianto.

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Il pm ha chiesto inoltre, previa acquisizione della documentazione medico clinica e visita di De Prato, al momento indicato quale trasportato e difeso dall’avvocato Rita Della Schiava, di stabilire se le lesioni riportate nell’annotazione dei carabinieri siano compatibili con quelle di chi viaggiava sul lato passeggero.

Poi, l’8 marzo, sarà la volta della ricostruzione dinamica del sinistro. L’incarico sarà conferito all’ingegner Enrico Dinon, mentre l’avvocato Nais si affiderà all’ingegner Marco Pozzati.