Due mamme iscritte all’anagrafe di Udine per lo stesso neonato: il caso approda in consiglio comunale
UDINE. L’atto con il quale a un neonato sono state riconosciute due mamme sarà oggetto di dibattito del prossimo consiglio comunale.
La consigliera della lista Fontanini, Raffaella Palmisciano ha riformulato il testo dell’interpellanza urgente, come suggerito dalla presidente del consiglio, Rita Nassimbeni e il quesito è stato inserito all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale convocato in sala Ajace a Palazzo D’Aronco lunedì 26 febbraio.
Con l’interpellanza Palmisciano chiede al sindaco Alberto Felice De Toni «se intenda utilizzare la stessa metodologia anche per casi futuri e analoghi, e se non ritenga di violare la normativa nazionale con questo tipo di provvedimento».
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Il tema, secondo Palmisciano «è che il sindaco a mio avviso è tenuto al rispetto delle norme. Che esempio diamo se il sindaco per primo aggira le norme? De Toni ha spiegato che avrebbe registrato il secondo atto, quello di riconoscimento di due mamme, in quanto la eventuale tempistica necessaria (circa due anni) per una pratica di adozione da parte della madre intenzionale non sarebbe stata compatibile con le esigenze di tutela del neonato. Sono – è il parere di Palmisciano – considerazioni che mi preoccupano e che mi portano a chiedere se il sindaco ha intenzione di proseguire la gestione del suo mandato attraverso il cedimento alla violazione della normativa approvata dal parlamento nazionale».
Dal canto suo il sindaco De Toni ha già spiegato in più occasioni di aver preso atto del ricorso alla procreazione medicalmente assistita e di aver poi agito a tutela degli interessi del neonato. Non solo. Il primo cittadino ha anche precisato di aver «agito alla luce del sole informando la Procura e la Prefettura».
E ha chiarito anche il perché delle scelte fatte dall’amministrazione: «Ci sembrava giusto seguire quanto prevede la normativa vigente per cui, una volta riconosciuta la madre naturale del neonato venuto al mondo in Italia dopo aver fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita all’estero, la madre intenzionale ha avviato la procedura per l’adozione».
Solo successivamente, una volta appurata la tempistica di attesa per l’adozione «che può arrivare fino a due anni», il Comune ha deciso di registrare il secondo atto: «lo abbiamo fatto – ha chiarito De Toni – nell’interesse del neonato».