Alcol e droga, in Friuli sono in cura sempre più under 19
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In carico ai servizi ci sono 1.900 persone, la metà ha problemi legati alle droghe, il resto ad alcol e farmaci. L’80% sono maschi
UDINE. Ha solamente 15 anni il più giovane utente in carico ai servizi per le tossicodipendenze dell’Asufc. Se negli ultimi anni il trend degli utenti è costante, a preoccupare è il numero dei giovanissimi che accedono ai servizi. «L’Asufc conta 3 Servizi per le dipendenze – spiega Alberto Peressini, direttore della Struttura operativa complessa dell’area delle dipendenze dell’Alto Friuli – metà dei pazienti è in carico per problemi legati alle sostanze stupefacenti, in tutto circa 1.900, di cui 1.200 a Udine e i rimanenti tra la Bassa Friulana e l’Alto Friuli». Di questi 1.900, per l’80% maschi e per il 20% femmine, i nuovi ingressi sono 400.
«Il dato preoccupante – sottolinea Peressini – riguarda gli Under 19, che rappresentano il 20% del totale dei pazienti in carico, ma se guardiamo ai nuovi ingressi, i più giovani sono il 50%. È un dato che riflette una situazione che tocca tutto il territorio nazionale, con una crescita esponenziale dei ragazzi che vengono presi in carico dai servizi».
Negli anni pre Covid era stato registrato un aumento del 20% rispetto agli anni precedenti, mentre negli ultimi tre anni il dato si attesta, appunto, al 50% dei nuovi ingressi, considerando che durante la pandemia, in generale, c’è stato un calo di accessi a tutti i servizi sanitari. «Sono ragazzi che presentano caratteristiche peculiari – spiega ancora Peressini – utilizzano più sostanze: alcol, farmaci e droghe e spesso presentano problemi di carattere psichiatrico, come disturbi del comportamento. È una popolazione difficile da trattare».
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Così i servizi si sono strutturati e attrezzati per questo con percorsi dedicati, equipe specifiche per una presa in carico complessa che prevede, ad esempio, terapie di gruppo, psicoterapia e l’eventuale invio nelle comunità. Inoltre, nel caso in cui si tratti di minorenni, è stato attivato un protocollo con le pediatrie e il pronto soccorso pediatrico per la presa in carico.
«Se un minore arriva in ospedale, siamo noi a recarci in pediatria o al ps per una consulenza in un ambulatorio dedicato e lì valutiamo se ci sia la necessità della presa in carico ai servizi».
Se eroina, cocaina e cannabinoidi rimangono le principali sostanze di cui abusano i tossicodipendenti, i più giovani, appunto, mescolano più sostanze: «Gli under 19 non hanno quasi mai una dipendenza fisica da una di queste sostanze stupefacenti, ma fanno dei cocktail di alcol e droghe, anche quelle sintetiche, infatti generalmente arrivano in pronto soccorso in stato di agitazione. Possiamo dire che è cambiato l’uso delle sostanze e il livello di complessità è elevato, tant’è che c’è un lavoro congiunto anche con la psichiatria e il centro di salute mentale».
Un nuovo modo di “sballarsi” che mette a dure prova i servizi, oggi alle prese anche con l’uso di cannabinoidi molto più forti. «Negli ultimi anni – dice infatti Peressini – la concentrazione di Thc (il maggiore principio attivo della cannabis) è aumentata in maniera esponenziale e questo comporta la possibilità di creare dipendenza e rischio di problemi psichici, soprattutto nei giovani, con gravi alterazioni del comportamento. È un dato da tenere in considerazione».
Cresce dunque anche lo sforzo da parte degli operatori che, anche nei Serd (il servizio per le dipendenze, non solo tossiche), risentono della carenza di personale. «Le risorse umane non sono sufficienti – ammette – ma in Asufc siamo riusciti a tamponare la carenza di personale, lavorando con la psichiatria e, grazie all’impegno della direzione, siamo riusciti a recuperare medici».