Disturbi alimentari: in Friuli dal Covid in poi c’è stato un aumento dei problemi del 10%
UDINE. I disturbi alimentari sono un fenomeno in crescita anche in Friuli. Gli ultimi dati disponibili fanno riferimento al 2022, quando al Centro unico per i disturbi del comportamento alimentare (Cudica) gestito dall’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale si sono rivolte 300 persone per un totale di 4.000 prestazioni ambulatoriali, che salgono a 1.000 persone e a 27.000 prestazioni nell’intero Fvg.
A fare il punto della situazione è Matteo Balestrieri, responsabile di Cudica. Un’attività, la sua, messa rischio dopo che la legge di bilancio del governo Meloni ha cancellato con un colpo di spugna i 25 milioni di euro destinati al Fondo per il contrasto dei disturbi alimentari per il biennio 2023-2024.
Fondi che anche grazie alle proteste degli addetti ai lavori sono stati ripristinati sotto un’altra forma, con 10 milioni di euro trovati dal ministro Orazio Schillaci e destinati a diventare un finanziamento costante e strutturale, ricompreso dei cosiddetti Lea, i Livelli essenziali di assistenza.
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«In regione esistono quattro centri che si occupano di disturbi dell’alimentazione – spiega Balestrieri – a Trieste, Monfalcone, San Vito al Tagliamento e Udine. Questo per quanto riguarda il mondo adulto, dai 17 anni in su.
Per i più giovani ci sono altre strutture, per esempio al Burlo Garofolo e a Palmanova». Per quanto riguarda il punto Cudica di Udine, avendo sede al Santa Maria della Misericordia, offre non solo attività ambulatoriale, ma anche supporto psicologico, psichiatrico e un servizio di consulenza con un dietista e un nutrizionista.
Mette a disposizione anche un centro diurno da otto posti in cui le pazienti (per le più ragazze sotto i 30 anni) sono accolte e assistite, con attività di gruppo e riabilitative. Infine Cudica offre un day hospital per le situazioni più gravi. «Ciò che manca è una struttura di tipo residenziale – ammette Balestrieri – e questa è una mancanza che coinvolge l’intero territorio regionale».
Il taglio delle risorse annunciate dal governo mette in difficoltà l’azione del professor Balestrieri, come conferma lui stesso: «Questi fondi fanno parte di un programma biennale che si chiuderà quest’anno, grazie al quale sono state assunte delle persone con contratti a tempo determinato. Si tratta, nello specifico, di una psicologa e di un’educatrice professionale. Senza la garanzia di ottenere tali risorse dopo il 2024, saremo costretti a interrompere il progetto».
L’auspicio di Balestrieri è che i fondi diventino strutturali, inseriti nell’ambito dei Lea, come pare essere nelle interazioni del governo. «Attendiamo di avere rassicurazioni ufficiali», chiude il responsabile del Centro.
Tornando ai numeri, il Covid è stato uno spartiacque che ha incrementato di oltre il 10% i disturbi legati all’alimentazione tra i giovani. Per il 90% si tratta di ragazze, tra i 17 e i 30 anni, affette da anoressia e da bulimia nervosa.
Punto di riferimento in città per queste patologie in ambito scolastico è l’istituto Sello: «Le altre scuole si rivolgono a noi per capire quale iter seguire – afferma la dirigente Rossella Rizzatto –. Un fenomeno in crescita anche tra le mura scolastiche.
Ecco perché aver deciso di tagliare le risorse costituisce un vero scandalo. Anni fa i primi sintomi emergevano attorno ai 16 anni, oggi arrivano da noi ragazze e ragazzi che hanno problemi già a 12 o 13 anni.
Il fenomeno non è ancora considerato per la sua reale gravità, eppure i disturbi alimentari, per i giovani, sono la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali», conclude Rizzatto, ricordando come il Sello, autofinanziandosi, abbia attivato un Centro di ascolto dedicato proprio ai disturbi alimentari.