La nuova ricetta per spendere poco in montagna è prenotare nelle località vicine al top
È presto per tirare le somme su questa stagione sciistica, ma alcune chiare indicazioni ci sono e parlano di un’annata importante. Ovviamente, ci sono diverse variabili da considerare: dalle condizioni meteo diverse per zone, alla capacità dei singoli comprensori di innevare, sino al tipo di clientela.
I comprensori a più elevata presenza di stranieri, a partire dal Dolomiti Superski, non sono stupiti dall’andamento di questo mercato perché, passando per l’intermediazione di agenzie di viaggio e tour operator, hanno una programmazione che difficilmente sgarra, quindi anche un borsino aggiornato.
La vera sorpresa sono gli italiani. Certo, gli sciatori dell’Appennino (Abetone, Roccaraso) salgono a nord, ma non basta. Si riscontra ad esempio un aumento dei passaggi sulle sciovie, dunque principianti e bambini. Più famiglie, malgrado la spesa davvero impegnativa.
Tutti improvvisamente ricchi? Non proprio: secondo gli operatori, prevale la voglia di scappare dalle città, dalla pianura, e di riservare alla montagna un budget prima magari suddiviso tra più voci di spesa.
Noi abbiamo impiantato un piccolo sondaggio online, per capire come è cambiata la vostra percezione della montagna d’inverno. I costi, certo. Ma anche e anzi soprattutto il cambiamento climatico vi hanno fatto cambiare abitudini? Ad esempio: sciate meno, soprattutto nelle prime ore del giorno? Oppure non sciate più e vi dedicate alle passeggiate? Comperate ancora tutta l’attrezzatura o vi servite dei noleggi? Potete compilarlo qui, nel link che trovate in basso, vi richiederà pochissimi minuti.
– Partecipate qui al nostro sondaggio –
L’intervista all’esperto
Massimo Feruzzi, titolare della società JFC e responsabile dell’Osservatorio Skipass Panorama Turismo, ci ha aiutato a formulare il nostro sondaggio.
Cosa sta succedendo in montagna?
E’ esplosa una tendenza pre Covid, ossia il vivere la montagna oltre lo sci: la natura, i rapporti con le comunità locali, la vita all’aria aperta: tutti concetti legati al benessere.
E i costi?
Si può vivere la montagna anche senza sciare o prendere gli impianti: le passeggiate, le ciaspolate, le salite ai rifugi, se non troppo impegnative: sono tutte attività di grande piacevolezza.
Ma poi c’è il lusso d’alta quota, dalla gastronomia stellata ai rifugi con l’idromassaggio in stanza...
In realtà queste due tendenze opposte si tengono benissimo insieme, rispondendo alle esigenze di target diversi. Uno, quello che ama il lusso, rappresenta una clientela esigente, che però genera profitti elevati. L’altro consente di mantenere una clientela tradizionale, o per certi versi anche nuova, senza che ci si dissangui.
Lei sa che la montagna è sempre teatro di scontri tra innovatori e tradizionalisti, adesso per esempio discutiamo delle cosiddette Starlight Rooms...
Certo. Parliamo di un benessere che sale di quota, non c’è dubbio. C’è una clientela che vuole mangiare sui tavoli di legna, ma con la cucina di uno stellato. E dormire con tutti i comfort. Notiamo ad esempio un grandissimo interesse verso le baite in affitto, oppure raggiungibili solo a piedi, che dentro sono arredate deluxe.
Certo, poi le promesse devi anche mantenerle...
Assolutamente sì, guai a deludere. Tutti desideriamo dei luoghi, o delle esperienze. Qualcuno può permettersele, altri no. E’ così da sempre, a ben vedere. Ci sono singoli topic che innalzano il rating di una destinazione. Un privato che si inventa qualcosa dà un valore aggiunto all’ecosistema.
Ma lei se la sentirebbe di dire che oggigiorno si può andare in montagna spendendo poco?
Sicuramente. Stiamo assistendo, in questa stagione, a un fenomeno interessante: si sta alla larga da destinazioni “blue chips”, tipo Cortina , pernottando nei paesi vicini a costi mediamente molto inferiori, ma potendo poi “andare in trasferta” per poter dire: «Ero lì».