Pordenone, ecco le nuove regole per i locali con i tavolini in strada: quanto costa e cosa cambia
Finito il regime transitorio del post-Covid per i dehor: concessione a richiesta e pagamento integrale della tassa
PORDENONE. Dopo il Covid la città si è riscoperta molto più pedonale e gli arredi esterni dei bar e dei ristoranti sono diventati isole di socializzazione per far incontrare le persone in sicurezza.
Dopo un ampliamento dei dehors, concesso annualmente e anche con delle scontistiche sulle superfici aggiuntive, il Comune cambia linea. Chi vuole mantenere l’ampliamento deve chiedere una concessione, che avrà una durata quinquennale, ma dovrà pagare per intero l’occupazione del suolo pubblico.
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Dopo il Covid
La misura che ha consentito ai locali di espandersi all’esterno, aumentando le aree di tavolini e sedie – proprio perché all’interno il distanziamento sociale riduceva i numeri degli avventori –, in città ha avuto successo: i locali che già avevano dei plateatici hanno potuto aumentare la superficie a loro disposizione raddoppiandola; chi non aveva prima spazio all’esterno ha potuto beneficiare di spazi pubblici. Il tutto con l’accordo del vicino di “vetrina”. Il primo anno la superficie aggiuntiva è stata concessa gratuitamente perché c’erano i finanziamenti previsti dal governo centrale; successivamente il Comune ha previsto una riduzione del 20 per cento sul canone di occupazione del suolo pubblico.
Che cosa cambia
Quest’anno l’amministrazione Ciriani ha deciso, visto l’interesse dei commercianti, di rendere strutturale la misura. «Abbiamo inviato una lettera a tutti gli esercenti, a firma del sindaco – ricostruisce l’assessore Elena Ceolin – per spiegare la modifica delle regole che, a nostro avviso, consentono di mantenere uno strumento che ha funzionato nel periodo estivo e allo stesso tempo di migliorarlo». Questo perché l’autorizzazione in precario, che veniva rilasciata annualmente alle singole attività, avrà durata di cinque anni «fino al 2028».
Come si legge nella lettera infatti, «riteniamo che questo arco temporale possa consentire di guardare al futuro con un pizzico di serenità in più». Da un lato una semplificazione burocratica, perchè la domanda viene fatta una volta sola, dall’altro un modo per far lavorare meglio gli operatori «che possono anche investire per rendere più bello l’arredo esterno – prosegue Ceolin –. Alcuni, proprio perché si trattava di un’autorizzazione provvisoria, avevano ridotto al minimo la spesa iniziale, ora possono investire con maggiore serenità».
Le condizioni
Restano due condizioni – per tutti – per poter ottenere la concessione: essere in regola con il pagamento del canone comunale per l’occupazione del suolo pubblico e avere un accordo con i propri “vicini” in modo che non ci siano problemi nei casi in cui tavoli e sedie si estendono davanti alle attività altrui. Problemi particolari in questi anni non ce ne sono stati, «anzi, anche laddove i dehors sono particolarmente estesi – analizza Ceolin – ci sono stati commercianti che hanno accettato quella che per loro potrebbe essere una limitazione, per andare incontro ai colleghi. Un atto di collaborazione che merita un plauso».
La riduzione della sosta
La collaborazione non è solo tra commercianti. Avere un centro da vivere maggiormente, con strade che magari di sera vengono chiuse e diventano piazzette, ha comunque un rovescio della medaglia. In alcune aree, infatti, sono stati sacrificati dei posti auto per lasciare spazio ai dehors. La diffusione degli arredi esterni ha comunque consentito di allargare anche la concezione del centro storico. Le attività che hanno richiesto l’utilizzo di spazi su strade e marciapiedi, infatti, non sono solo all’interno del centro già pedonale e questo ha consentito di far scoprire e vivere in modo nuovo alcuni angoli della città.