L’archivio di De Stefano alla Cineteca De Stefano: la famiglia dona il materiale del regista udinese
foto da Quotidiani locali
È stato tra i registi friulani più importanti e ora la sua opera sarà valorizzata. Tutto il materiale cinematografico di Marcello De Stefano, scomparso a Udine lo scorso ottobre all’età di 94 anni, è stato infatti donato alla Cineteca del Friuli di Gemona. Oltre venti scatole, dodici di pellicole e una decina contenenti materiali extra-filmici (fotografie, libri, sceneggiature e altri documenti) sono stati consegnati all’Archivio Cinema della Cineteca dove, dopo l’inventario già in corso, si procederà alla catalogazione e alla digitalizzazione al fine di rendere i materiali disponibili alla visione e alla consultazione.
Lo ha deciso la figlia Laura, per rispettare il desiderio del padre. «Alla sua morte – ha detto – mi sono posta il problema del lascito del suo operato artistico, auspicando nella possibilità di collocarlo in un contesto idoneo con la giusta consapevolezza del significato delle sue opere. Livio Jacob, presidente della Cineteca del Friuli, e mio padre si conoscevano, sono quindi felicissima di poter donare questo materiale all’istituzione gemonese. Mio padre si è sempre tenuto lontano da qualsiasi formula speculativa, si è votato alla divulgazione di ciò in cui credeva con tutto se stesso. Alla luce di questo, la formula della donazione mi sembra la più idonea e in linea con il suo pensiero».
Marcello De Stefano era nato a Benevento, ma era arrivato in Friuli ancora bimbo, quando il papà Antonio, che era un colonnello dell’Esercito, venne trasferito a Udine per servizio. «Nonostante le sue origini campane – ricorda la figlia – mio padre, uomo di etica rigorosa e morale quasi intransigente, si è sempre sentito friulano identificandosi profondamente nelle modalità silenziose e discrete, ma pregne di serietà, attaccamento ai valori e senso del dovere, del popolo friulano. La sua è stata una vera operazione maieutica finalizzata a rendere i friulani consapevoli di essere portatori di valori ormai rari. Soprattutto, ha desiderato ispirarli affinché il Friuli potesse essere fautore di espressioni artistiche e culturali innovative e all’avanguardia pur sempre nel rispetto delle tradizioni locali. Il suo operato artistico a livello cinematografico si è votato a questo scopo, e le sue pellicole trasudano dell’amore che ha nutrito per questa terra».
Dopo il diploma al Liceo Stellini, De stefano si era trasferito a Bologna per laurearsi in giurisprudenza, dovendo acconterntare il padre, ma la passione per la settima arte lo aveva portato a iscriversi al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Nel 1956 aveva partecipato alla Mostra internazionale del cinema della Biennale di Venezia presentando il suo saggio di diploma, un mediometraggio. Da lì l’inizio di una lunga carriera, come regista e prima come aiuto al fianco di importanti autori come Alessandro Blasetti, Luigi Zampa, Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni, King Vidor. Aveva scritto un soggetto per Pietro Germi e perfezionato l’aiuto regia in Crimen (di Mario Camerini) e Il segugio di Bernard Rolland. Tornato in Friuli nel ’63, due anni dopo è stato tra i fondatori del Centro Ricerche e Studi di Udine. De Stefano ha realizzato molti film dedicati al Friuli. “Un innovatore del cinema friulano”, come recita il titolo del saggio che gli ha dedicato Roberto Iacovissi nel volume Il Friuli e il cinema, pubblicato dalla Cineteca nel 1996.
Della vasta filmografia di De Stefano si ricordano Incontro con un’infanzia rifiutata (1968-71), sul problema dell’emarginazione dei bambini diversamente abili, il primo mediometraggio realizzato in regione, presentato alla Mostra di Venezia nel 1972; Da un pugno d’erba (1973), sull’operosità dei friulani; Controlettura - parte prima (1975-76), uno dei film di maggiore successo nonché vigorosa affermazione di friulanità, cui sono seguite la seconda parte La prima pietra, una linfa che scorre, sulla ricostruzione del Friuli dopo il terremoto del 1976, e la terza parte, Uomo-Macchina-Uomo, dedicata all’artigianato friulano. È del 1983 Uno, due… e Udine poi, mentre il tema dell’emigrazione è al centro del film-saggio del 1987 Il prossimo – Ieri, oggi, domani (emigrazione vecchia e nuova); e ancora, “Par condicio” - Controlettura anni Novanta (1996), rivendicazione a favore della lingua friulana e dei dialetti, e La pace: variazioni sul tema - Reportage dal Friuli (2005).
L’amore e l’interesse per il Friuli si è incrociato anche con la fede. Ne sono un esempio i film Eucaristia e segno (1972), Grafiz ’tun orizon (1986), omaggio al proclamato santo Padre Luigi Scrosoppi, e Il mistero Medjugorje in punti quattro, (1990-2006). Il suo ultimo progetto riguardava la Sacra Sindone.