Udine, l’ultima messa dell’arcivescovo Mazzocato e il saluto in friulano: «Cjars fradis e sûrs, gracie di cûr. Mandi ducj»
Ha usato il friulano e si è rivolto con parole piene di affetto ai fedeli. Per ringraziarli del cammino percorso insieme. Per dare loro un messaggio di speranza. Lui che si è fatto promotore della battaglia per il messale in marilenghe. «Cjars fradis e sûrs, gracie di cûr pai agns che la providence nus à regalât di vivi insieme e mandi a ducj». Cari fratelli e sorelle, grazie di cuore per gli anni che la provvidenza ci ha concesso di vivere assieme. Ciao a tutti.
Un arrivederci quello dato dall’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato nella messa di ringraziamento all’arcidiocesi di Udine dopo quasi 15 anni di ministero episcopale in attesa dell’arrivo del suo successore, monsignor Riccardo Lamba. Anni dove è stato fatto tanto, dove sono stati stretti rapporti di amicizia importanti, dove ha scoperto in questa terra un patrimonio di storia e di arte, dove si è voluto indicare un nuova strada da seguire che portasse la Chiesa a essere più “missionaria”, più vicino alla gente.
Anni durante i quali «ho incontrato sacerdoti, religiosi e laici animati da una fede viva e da una profonda sete di vivere un rapporto con Gesù. Nella visita pastorale ho ascoltato la testimonianza di migliaia di operatori pastorali nei quali lo Spirito Santo ha acceso un forte amore per il Signore e per la loro Chiesa; sono apparsi in mezzo a noi giovani pronti a dire il loro “sì” alla chiamata al sacerdozio. L’esempio del buon samaritano è vivo in tanti volontari che si dedicano a chi è più povero e debole».
E ora, al momento dei saluti, in un Cattedrale che l’ha abbracciato con un lungo e caloroso applauso, dopo essere stato accolto al suo ingresso dal vicario generale monsignor Guido Genero, l’arcivescovo Mazzocato ha confermato che il suo profondo legame con il Friuli non terminerà qui.
«Mi sono chiesto cosa possa significare per me diventare vescovo “emerito” dell’Arcidiocesi di Udine – ha affermato durante l’omelia –. Ho capito che, anche se non avrò più responsabilità di governo, la Chiesa di Udine resterà comunque la mia Chiesa da amare e da aiutare, pur con una certa distanza fisica. Prometto che lo farò con la preghiera e con l’offerta dei sacrifici. Quanti vorranno tenere un rapporto con me saranno fratelli e sorelle bene accolti. Fino al giorno, deciso dal Signore, nel quale desidererei essere riportato in questa cattedrale per riposare in pace accanto ai miei predecessori in attesa della risurrezione finale».
Ha ringraziato i fedeli Mazzocato per la loro presenza, per la loro vicinanza, per le loro quotidiane preghiere. Dando loro un messaggio di speranza («Cantare il Te Deum in questa celebrazione ci riempirà il cuore di consolazione e di speranza perché ci invita a riconoscere che la nostra Chiesa non ha solo deludenti debolezze e fatiche, ma è ricca anche di doni e di grazie ricevuti da Gesù con l’opera del suo Santo Spirito») e ripercorrendo un’ultima volta il percorso fatto assieme in questi anni.
«Se, pur, con tutti i miei limiti, qualche opera buona ho fatto per l’amata Chiesa di Udine – ha proseguito nell’omelia –. Ringrazio in questo momento davanti a voi lo Spirito Santo che ho sentito costantemente presente nel mio animo e nella mia mente con tante ispirazioni anche imprevedibili. Ringrazio, poi, i tanti fratelli e sorelle che hanno avuto un ricordo costante nella preghiera per il loro Vescovo. Ho la certezza che questa preghiera sia stata un aiuto decisivo per il mio ministero».
Mazzocato si è poi rivolto al suo successore monsignor Lamba cui «ho assicurato la mia piena disponibilità ad aiutarlo come crederà meglio».