In fuga contromano dopo il furto, l’inseguimento e il doppio incidente: condannato a 4 anni
PORDENONE. Una manciata di minuti – quelli necessari a raggiungere viale Dante da Borgomeduna – costata una condanna a quattro anni per rapina impropria, lesioni aggravate e danneggiamento. È l’esito del processo a carico di Segi Gega, 26 anni, albanese, arrestato in flagranza dalla squadra volante il 2 dicembre 2022 a Pordenone dopo una fuga contromano in viale Dante seguita a un’effrazione in una casa.
A pesare sulla condanna – oltre alla pena di 4 anni sono stati inflitti 1.800 euro di multa – anche il rinvenimento di un cacciavite, considerata arma impropria. L’unica accusa caduta è quella relativa alla contraffazione della targa.
[[ge:gnn:messaggeroveneto:13987392]]
Lunedì 15 aprile il gup Rodolfo Piccin ha pronunciato la sentenza di condanna: Gega, assistito dall’avvocato Francesca Mavilla del foro di Bologna, aveva scelto il rito abbreviato, che in caso di condanna consente lo sconto di un terzo della pena.
Il processo, quindi, si è svolto sulla base del contenuto del fascicolo delle indagini preliminari coordinate dal pubblico ministero Marco Faion. L’avvocato Mavilla ha chiesto la derubricazione del reato, da rapina impropria a furto, e l’assoluzione per la contraffazione della targa.
[[ge:gnn:messaggeroveneto:12284242]]
Quel che è successo quel 2 dicembre è un ricordo ancora nitido nella memoria di molti pordenonesi.
La fuga di Gega e dei complici a bordo di un’Alfa Romeo Giulietta rubata, tallonati dalla polizia di Stato dopo un furto in via San Donà di Piave, si era conclusa con un incidente. L’Alfa Romeo aveva imboccato viale Dante contromano, scontrandosi con due vetture. Erano circa le 19 di venerdì sera. Gli uomini a bordo dell’Alfa erano riusciti a scappare mentre il 26enne era stato bloccato.
Il lungo lavoro di indagine della squadra mobile di Pordenone, coordinata dalla procura, ha portato all’individuazione di due complici, ancora sotto indagine. Secondo gli inquirenti, il gruppo era dedito alla commissione di furti in abitazione nel centro-nord Italia.
Le indagini relative ai complici di Gega hanno ricostruito che per non farsi scoprire usavano sim intestate a prestanome o persone inesistenti, comunicavano tramite walkie talkie durante i furti, per non agganciare le celle telefoniche e usavano alias o davano altre generalità ai controlli. Gli investigatori della squadra mobile sono partiti da una schedina portasim per risalire alle utenze telefoniche utilizzate.