Bastonate in testa con una gamba del tavolo a un vicino di cella, detenuto accusato di tentato omicidio
foto da Quotidiani locali
La sanzione disciplinare che gli avrebbe impedito di svolgere attività lavorativa per quattro mesi non gli era proprio andata giù. Sapeva che a determinarla era stato il diverbio avuto qualche giorno prima con un altro detenuto e, invece di evitare ulteriori grane, non aveva resistito alla voglia di fargliela pagare. E così, si era presentato nella sua cella e l’aveva colpito con violenza alla testa.
Sarebbe stata questa, secondo la ricostruzione proposta dalla Procura di Udine, la ragione per la quale Michele Hudorovic, 39enne originario di San Daniele, l’11 agosto scorso, aggredì in carcere un 37enne carnico, detenuto come lui, scagliandogli sul capo un bastone con spuntoni chiodati ricavato dal tavolo che poco prima aveva spaccato nella propria cella.
Considerate le modalità dell’azione, il pm Laura Collini, titolare del fascicolo, ha ritenuto di formulare a carico dell’imputato l’ipotesi di reato del tentato omicidio, oltre a quella del danneggiamento, con tanto di recidiva specifica, reiterata e infraquinquennale. Il caso sarà trattato nell’udienza preliminare fissata per il prossimo 20 maggio, davanti al gup del tribunale di Udine, Giulia Pussini.
A Hudorovic, che è difeso dall’avvocato Piergiorgio Bertoli, si contestano le aggravanti dei futili motivi e di avere agito nei confronti di persona in condizioni di minorata difesa, essendosi avventato sull’altro detenuto, che è assistito dall’avvocato Riccardo Prisciano, mentre questi stava dormendo disteso sul letto. Non meno di due le bastonate inflittegli alla testa, con il risultato di procurargli un trauma cranico e multiple rime di frattura.
Fu l’intervento di altri detenuti, richiamati dalle urla di dolore e paura del trentasettenne, a salvarlo: dapprima il suo compagno di cella, che Hudorovic tenne comunque alla larga con la minaccia di indirizzare i colpi anche su di lui, e, poi, un altro detenuto, che invece riuscì a togliergli di mano l’arma e a evitare così il peggio, fino all’arrivo pure tempestivo della Polizia penitenziaria.
I casi di violenza, anche nella casa circondariale di via Spalato, non sono rari, né rivolti solo contro detenuti. Nella seconda metà di marzo, il Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) aveva segnalato tre episodi in altrettanti giorni.