Era riuscito a truffare un’anziana e farsi consegnare 75 mila euro: incastrato da un’impronta digitale lasciata su una scatola
PORDENONE. A incastrarlo è stata l’impronta digitale, nitida, del dito medio della mano destra, rinvenuta su una scatola.
Massimiliano Solombrini, 41 anni, napoletano, è stato raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare in carcere per la truffa aggravata subita il 23 febbraio da una 84enne pordenonese, alla quale sono stati spillati 75 mila euro e oro.
A eseguire la misura, il 19 aprile, è stata la squadra mobile di Pordenone, guidata dal vicequestore aggiunto Andrea Rosato.
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L’indagato, una condanna già scontata per 3 anni e 8 mesi per altri reati, sottoposto alla sorveglianza speciale fino al 30 novembre, si trovava in cella a Verona, dal 5 aprile, per un fatto analogo commesso a Trento. Martedì 23 aprile, dinanzi al gip Rodolfo Piccin è rimasto in silenzio.
La pensionata, sola in casa, all’epoca senza cellulare, è stata contattata al fisso il 23 febbraio. A ripercorrere le tappe è stato lo stesso questore Giuseppe Solimene.
«È successa una cosa molto grave, suo figlio è rimasto coinvolto in un incidente, ha investito una persona, che deve essere operata. Sono un colonnello della polizia, prepari i soldi, signora, che possiamo mettere a posto la situazione».
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Nell’arco di 2 ore, il sedicente “colonnello” si è recato 4 volte a casa dell’anziana per ritirare prima 15 mila euro, poi i gioielli, infine 30 mila euro in due tranche. «Presa dalla disperazione ha ceduto subito, per amore del figlio».
Le avevano detto che era in carcere, che il motociclista rischiava la vita. C’era bisogno di quei soldi per salvare l’uno e rilasciare l’altro. L’anziana ha dato tutti i suoi risparmi, poi ha chiesto al finto colonnello di lasciarle qualcosa per fare la spesa, visto che la lasciava senza soldi. «L’autore del fatto – ha ricordato il questore – preso a compassione, dal bottino tira fuori dieci euro e glieli dà. Sulla banconota e su una scatola lascia la sua impronta (..). Il cuore del malfattore nella circostanza è stato tradito dall’impronta digitale».
Il complice l’ha tenuta alla cornetta, dettandole un codice alfanumerico con il quale ha riempito un foglio A4 e le ha detto di non riattaccare, altrimenti l’accordo per la scarcerazione sarebbe saltato. Così l’anziana non ha potuto fare verifiche. Le hanno detto di aspettare un’ora. Poi l’ha chiamata una vicina. «Questa è una truffa. Adesso avviso subito tuo figlio».
L’anziana era così in confusione che ha esclamato: «Davvero può rispondere?».
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L’indagine della Mobile, coordinata dal pm Monica Carraturo, è partita dall’impronta: quella sulla banconota non è risultata utile, ma quella sulla scatola che conteneva i 30 mila euro sì. Nella banca dati è stata trovata la corrispondenza con Solombrini. Sono state acquisite le riprese di una banca. Da un taxi è uscito un uomo, nascosto dall’ombrello, giubbotto rosso e capelli castani. Ma l’indagato è calvo, l’anziana ha visto una giacca grigia.
Il tassista ricordava l’uomo e la corsa, ma non ha saputo associare il cliente al tragitto. L’impronta sulla scatola in casa, però, non ha lasciato dubbi al gip Piccin, che ha disposto il carcere, ritenendo spiegabili le discrepanze. Solimene ha espresso il plauso a procura e gip: hanno capito l’importanza del caso per il territorio e hanno accelerato.
Il questore ha evidenziato la bravura degli operatori dell’ufficio denunce, capaci di cristallizzare gli elementi utili nella testimonianza della vittima e la competenza della polizia scientifica, che è riuscita a recuperare la traccia papillare. L’anziana si è ricordata che il colonnello aveva infilato un anello, dettaglio che l’aveva insospettita e che aveva toccato a mani nude le tre scatole coi soldi.
«Questa storia – ha detto il questore – vuole essere un monito per dire a tutte le persone non più giovanissime di riflettere su queste situazioni, non fidarsi e chiamare subito la polizia. Non ci possiamo fidare del primo che capita e dare i risparmi e ricordi di una vita. Purtroppo gli anziani sono molto vulnerabili, lancio loro l’appello a non cadere in queste macchinazioni».
Solimene ha raccontato di aver preso a cuore la vicenda: «Mia mamma ha la stessa età, queste cose mi fanno arrabbiare, tutti noi potremmo essere vittime».