Iscrizione a Medicina, non c’è spazio per tutti: gli ostacoli con il nuovo test
I rettori delle Università di Udine e Trieste: «Manca la programmazione, avremo troppi medici»
La riforma del test di ingresso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria è inattuabile e quindi impercorribile.
Le tesi dei rettori delle università di Trieste e Udine, Roberto Di Lenarda e Roberto Pinton, sulla proposta approvata dal Comitato ristretto della Commissione istruzione del Senato non lasciano dubbi: l’iscrizione libera al primo semestre di Biotecnologie o Scienze motorie crea problemi logistici non di poco conto, senza contare che tra 10 anni rischiamo di trovarci con un eccessivo numero di medici anche se non è ancora chiaro se sarà archiviato il numero programmato delle matricole in base alle capacità di formazione dei singoli atenei.
Il rettore di Trieste
«Stiamo parlando dei massimi sistemi con poca concretezza, non è detto che questa sarà la proposta definitiva» premette Di Lenarda, spiegando che la proposta non prevede l’eliminazione del numero programmato.
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«Se noi riusciamo ad accogliere 200 matricole ne formiamo 200 – chiarisce il rettore di Trieste –: l’aumento del numero richiede maggiori investimenti in aule, laboratori e in strutture assistenziali».
Il rinvio della selezione delle matricole dall’ultimo anno delle scuole superiori alla fine del primo semestre universitario provoca – continua il rettore di Trieste – «lo svantaggio enorme di dover gestire corsi per 90 mila ragazzi a livello nazionale che non sappiamo dove mettere».
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Di Lenarda fa notare che la proposta non chiarisce come dovrà essere fatto l’esame di ammissione e neppure come i non ammessi potranno continuare il percorso in altri corsi di laurea che devono indicare nella domanda. «I piani di studio di questi corsi devono essere identici. Posto che sarà impossibile farlo culturalmente – chiarisce Di Lenarda – per modificare gli ordinamenti didattici ci vogliono almeno 24 mesi. Se la legge delega sarà approvata a luglio, l’uniformazione dei semestri prima del 2027 non sarà attuata».
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Elencati gli aspetti positivi contenuti dalla proposta, dal diritto alla formazione comune alla comprensione della reale motivazione dei candidati, Di Lenarda invita a fare attenzione a non attivare un boomerang: «Con gli attuali numeri programmati fra 10 anni il numero dei medici in ingresso sarà il doppio di quelli in uscita».
Da qui l’auspicio: «Speriamo che nel passaggio parlamentare per arrivare alla legge delega non si ripeta quello che è successo 10 anni fa. Dal 2012 chiedevamo con forza l’aumento degli iscritti a Medicina perché era chiaro che saremmo arrivati all’attuale carenza, ma non ci è mai stato concesso. Non vorrei che ora venisse commesso l’errore opposto».
Il rettore di Udine
«La selezione alla fine del primo semestre di studio è ingestibile» afferma anche il rettore di Udine, secondo il quale la proposta di riforma crea non pochi problemi strutturali in termini di mancanza di aule, laboratori e professori. «Non sappiamo se il numero programmato resterà l’attuale, ma se continueremo a ragionare senza tener conto delle esigenze avremo troppi medici» continua Pinton insistendo sul voler «formare il numero giusto, ecco perché riteniamo necessario il confronto. Il tema va affrontato con spirito costruttivo, individuando situazioni percorribili».
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I commenti
«Il nostro dovere è quello di formare medici motivati». Lo ripete con insistenza pure il presidente del corso di laurea in Medicina dell’ateneo friulano, Paolo Lanzetta, e lo fa per chiedere di far sedere a un tavolo comune tutti i portatori di interesse.
«Per arrivare a una proposta sostenibile dobbiamo seguire l’esempio del Regno Unito che ha introdotto una selezione dei candidati di Medicina estremamente rigorosa, basata su test pensati per vocazione». Lanzetta ritiene che «l’abolizione del numero programmato metterebbe in grossa difficoltà l’università di Udine in termini di spazi, aule e docenti. Dobbiamo andare oltre il modello del passato».
Su questo si sofferma anche il direttore del dipartimento di area Medica, Leonardo Sechi: «Gli spazi non ci sono – spiega – finirà che si faranno test su materie teoriche e lezioni a distanza. In questo modo non risolveranno il problema, ci troveremo con un numero di medici superiore alle necessità».
La proposta non risolve neppure il problema delle scuole di specializzazione in sofferenza di iscritti e volendo vedere un aspetto positivo «il tipo di selezione proposta – conclude Sechi – sarà meno casuale rispetto al test attuale prova».