Corrosione, cerniere e conca del Mose: c’è un’indagine della Guardia di Finanza
VENEZIA. Indagine sugli sprechi delle cerniere del Mose. La Guardia di Finanza del Nucleo Tutela della Spesa pubblica ha avviato gli accertamenti sulla vicenda della corrosione e dei presunti ritardi sulla sistemazione delle criticità del Mose. L’incarico viene dalla Procura della Corte dei Conti del Veneto, l’ipotesi è di danno erariale, per il momento a carico di ignoti. Nei giorni scorsi la commissaria del Mose Elisabetta Spitz e la Provveditora alle Opere pubbliche Cinzia Zincone hanno ricevuto la notifica dell’avvio dell’indagine.
Dovranno adesso nominare un referente tecnico per consentire ai militari di esaminare e acquisire documenti sulla vicenda. Una questione balzata alla ribalta delle cronache anche in questi giorni, dopo le inchieste della Nuova e del settimanale L’Espresso e le dimissioni per protesta dei due ingegneri esperti del ministero delle Infrastrutture sulle questioni della corrosione.
Ritardi e mancati interventi, errori progettuali, errori di valutazione che sono al centro delle lettere inviate al Provveditore da Gian Mario Paolucci e Susanna Ramundo. Qualche settimana fa era stato lo stesso procuratore della Corte dei Conti Paolo Evangelista a compiere un sopralluogo conoscitivo nei cantieri alla bocca di Malamocco. In quell’occasione era stato guidato dall’ex amministratore straordinario e direttore tecnico del Consorzio Venezia Nuova – oggi consulente della commissaria Spitz – l’ingegnere torinese Francesco Ossola.
Cerniere e fenomeni di corrosione che avanzano. Acciaio impiegato che non corrisponde a quello garantito per durare cento anni nel progetto. «Non sono fatte un Superduplex, ma in acciaio rivestito», accusa Ramundo. Il rischio è che le strutture nel tempo possano essere minate alla base dalla ruggine, come successo anche nel caso del ponte Morandi a Genova.
Cerniere ma non solo. Nell’indagine dei giudici contabili ci sarebbero anche altri interventi sbagliati o ritardati degli ultimi anni. Come la lunata di Lido, diga lunga 800 metri costata 40 milioni di euro, crollata alla prima mareggiata pochi giorni dopo il collaudo. Su chi debba rispondere dei danni è ancora in corso un contenzioso tra l’impresa Mantovani, il progettista Alberto Scotti della Technital, il Consorzio e le compagnie assicurative.
Terzo punto, la conca di navigazione. Anche qui, errori progettuali e sottovalutazioni. Conca costata 330 milioni di euro, troppo piccola per ospitare le grandi navi. Durante una mareggiata nel 2015 la porta lato mare è stata danneggiata. Per ripararla progetti e rilievi sono in corso da anni. Adesso ci sta lavorando l’impresa friulana Cimolai (31 milioni di euro il costo della riparazione), la stessa che concorre alle gare per la manutenzione della paratoie di Treporti che ha costruito (18 milioni di euro, l’altra concorrente è Fincantieri) e a quella da 34 milioni proprio sui rimedi per la corrosione. La fine dei lavori del Mose è ancora lontana. —
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