Il ticket d’accesso a Venezia bocciato dal consigliere Martini: “Un fallimento e un modo per fare cassa”
foto da Quotidiani locali
«La misura del ticket d'accesso a Venezia ha fallito clamorosamente perché i numeri contano e dicono. Affermano che il ticket non ha in alcun modo fatto diminuire il flusso turistico o contingentato gli arrivi, ma anzi gli arrivi registrati sono numericamente superiori rispetto ad anni precedenti». A dirlo è il consigliere comunale di Venezia, Giovanni Andrea Martini, Gruppo consiliare «Tutta la città insieme», in una conferenza stampa nella sede della Stampa Estera, a Roma.
Il consigliere parla di «70mila ingressi nella città soltanto ieri 19 maggio», mentre «il 23 aprile dello scorso anno erano 66mila» e «il 2 giugno 2023, giornata di festa nazionale, gli ingressi erano 65mila». «Oggi la città è chiusa per la volontà politica di un'amministrazione che con questa misura porta a casa un pò di denaro ma non salva quella che è l'anima della città», aggiunge Martini secondo cui «Venezia è allo sbando perché è stata abbandonata, o meglio utilizzata solo per fare cassa. L'idea del sindaco imprenditore è questa. L'interesse pubblico è all'ultimo posto mentre quello dei privati al primo».
Martini sottolinea che il contributo d'accesso è una «scelta fatta per scongiurare che Venezia fosse posta nella lista nera dell'Unesco». Per lui la soluzione «è a lungo termine, occorre che la città torni a vivere e che tornino a risiedere persone con residenza stabile». «Si può pensare anche a forme di numero chiuso con prenotazione gratuita - aggiunge - e senza richiesta di dati a salvaguardia della privacy». Martini evidenzia che il problema di «overtourism» c'è per il modo in cui viene raccontata la città, e cioè un luogo «in cui si vive bene e non c'è nessuno problema».
«Questa narrazione come quella del ticket che gestisce i flussi turistici - dice - è smentita dai fatti. Se vogliamo che la vita della città cambi dobbiamo permettere alla città di cambiare vita. Si vive abitando le case, gli spazi». Bisogna, conclude, «vincere la desertificazione sociale creata da questa selva di affittanze brevi e alloggi pubblici che non vengono assegnati».