La popstar diventa immortale, grazie agli avatar

Stavano ancora camminando lungo le scale che conducono dal palco ai camerini del Madison Square Garden, i Kiss, quando in mezzo alla folla che defluiva dal loro ultimo concerto di sempre (lo scorso 2 dicembre) è apparso il futuro: quattro avatar 3D alti due metri e mezzo truccati e agghindati come i musicisti della band in maschera, e una scritta sui maxischermi: «La nuova era inizia adesso». E non solo per i Kiss. Fermare il tempo, rendere immortali le rockstar attraverso ologrammi e avatar, contaminare l’esperienza reale di uno show con la realtà aumentata, le esibizioni virtuali di Eminem (tre milioni di spettatori) e The Weeknd sul videogame Fortnite, sono la nuova frontiera della musica live. Tutto è iniziato con gli avatar degli Abba che ormai da anni stipano ogni sera la Queen Elizabeth Arena di Londra costruita appositamente per rendere ancora più immersiva e realistica la versione digitale della band di Mamma Mia e Dancing Queen. Dietro a tutto questo c’è lo staff tecnico e creativo della Industrial Light & Magic di George Lucas, nata alla fine degli anni Settanta in vecchio magazzino di Van Nuys, in California, da un ristretto gruppo di artisti, studenti e ingegneri chiamati a realizzare gli effetti visual di Star Wars. Se gli avatar dei Beatles di Svezia hanno dato il via alla rivoluzione, quelli dei Kiss sono un’evoluzione in chiave fumettistica e futuristica. Sul palco non andranno infatti quattro avatar identici in tutto e per tutto ai quattro mascherati rock in carne ed ossa, ma un poker di supereroi giganti, che oltre a suonare e a cantare, si muoveranno e voleranno come Superman o l’Uomo Ragno sputando fuoco dalla bocca e lanciando saette dalle dita.

Per realizzare qualcosa di mai visto prima, i Kiss hanno appena investito 200 milioni di dollari. L’obiettivo finale? La band che diventa brand digitale e al tempo stesso entertainment per una generazione di Millennials sicuramente più attratta dallo spettacolo ipertecnologico che dalle canzoni. Ma la di là dei singoli casi, quel che appare evidente, tenendo conto dell’età avanzata dei gruppi e degli artisti che hanno scritto la storia della musica negli ultimi cinquant’anni, è il tentativo di sfruttare al massimo le potenzialità tecnologiche per mantenere in vita in una dimensione «live» di marchi storici (vedi Rolling Stones, Led Zeppelin, David Bowie) che con tutta probabilità garantirebbero incassi stellari anche in versione avatar. Ma attenzione, il fattore avatar è già tra noi anche per quanto riguarda le nuove band: la più popolare è formata da quattro «ragazze» digitali sudcoreane, le Mave, che non esistono nella realtà, ma racimolano ogni mese un milione e mezzo di ascolti su Spotify.

In questa vorticosa e inarrestabile relazione tra musica e nuove tecnologie rientra l’ultimo videoclip di Mina (Abban - Dono) realizzato dallo Iulm AI Lab di Milano, in cui «la tigre di Cremona», da sempre riservatissima e indisponibile ad apparire in prima persona, compare in una serie di rappresentazioni fantastiche che la mostrano magicamente nelle tre fasi della vita: bambina, ragazza e anziana. Non è poi così lontano il tempo in cui si potrà andare a un concerto «vero» equipaggiati di visori per la realtà aumentata in modo da poter aggiungere allo show reale elementi virtuali in 3D. A chiudere il cerchio della musica live che verrà c’è anche un ripensamento a 360° delle vetuste strutture che ospitano i concerti trasformate in paradisi del suono e dell’immagine. Il più spettacolare, che di recente ha ospitato una serie di show degli U2, è The Sphere a Las Vegas, costato due miliardi e trecento milioni di dollari. Il più grande edificio sferico del mondo, alto 122 metri e largo 157. Tutta la superficie della struttura, sia esterna che interna, è un colossale maxi schermo ad altissima definizione, mentre l’ascolto è garantito da 167 mila piccoli speaker sparsi lungo la superficie e posizionati anche sotto il pavimento. Alla faccia dei vecchi stadi e dei palasport dove ogni nota diventa frastuono.