«Nein» al reddito di cittadinanza. Anche la Germania ci ripensa
i meno abbienti (di cui la metà stranieri) costa 44 miliardi di euro l’anno, elargendo 563 euro a persona (più molti benefit). Ma con la crisi economica e le elezioni alle porte, Berlino si ispira all’Italia: è tempo di sforbiciare.
In queste settimane complicate per il suo cancellierato, a Olaf Scholz sarà probabilmente tornato in mente quel detto tedesco che fa: Die Kirche im Dorf lassen. Che tradotto significa: «Lasciare la chiesa nel villaggio». Un invito della pragmatica cultura germanica a non esagerare e a mantenere una prospettiva realistica sulle cose. E, coi conti dello Stato bucati e l’economia in affanno, che cosa c’è di meglio che risparmiare un bel po’ di quattrini?
Dalle parti di Berlino, infatti, pare sia giunto il momento di dare una sforbiciata al pantagruelico reddito di cittadinanza che ogni 12 mesi succhia dalle mammelle della finanza pubblica oltre 44 miliardi di euro. Una cifra che è quattro volte e mezzo il budget di un solo anno dell’analoga misura italiana introdotta con l’avvento del Movimento Cinque stelle al potere (circa 10 miliardi di euro).
A lanciare l’allarme sulla insostenibilità del provvedimento è stato il settimanale Der Spiegel che, in un lungo e dettagliato editoriale, ha denunciato che ormai, in Germania, è quasi inutile affannarsi a trovare una occupazione, tanto, come in una fiaba dei fratelli Grimm, piovono dal cielo zecchini d’oro. Il che si ripercuote anche sull’assetto del mercato del lavoro con interi settori (come quelli della ristorazione, del turismo, del terziario, e addirittura dell’industria) completamente desertificati per la fuga dei potenziali occupati.
Insomma, uno scenario che sembra replicare le polemiche che, negli ultimi tre anni, hanno infiammato il dibattito pubblico in Italia fino alla trasformazione della provvidenza grillina, dall’inizio di quest’anno, nel più strutturato assegno di inclusione varato dal governo Meloni. Il «Bürgergeld» (così si chiama il reddito di cittadinanza teutonico) viaggia su una media di 563 euro a persona (rispetto ai 549 erogati in Italia) ma, in alcuni Länder, oltre ai soldi vengono riconosciuti, in aggiunta, dei benefit che solo una potenza economica come quella tedesca (il cui Pil, spannometricamente, è il doppio di quello nostrano) sarebbe in grado di sopportare. Ai beneficiari vengono spesso riconosciuti una casa gratis e un abbonamento che offre la possibilità di viaggiare su bus e metro a costo zero. Insomma, è proprio «Das Schlaraffenland». Ovvero: il Paese della cuccagna.
Chiaro, quindi, che ai lavoratori ordinari questa disparità di trattamento inizi a creare qualche fastidio. Soprattutto considerando che quasi la metà della spesa complessiva dell’«Rdc» tedesco va a stranieri (su 5,5 milioni di beneficiari i tedeschi sono «solo» 2,9 milioni) di cui quasi 700 mila profughi ucraini.
Oltretutto il Reddito è agganciato all’inflazione reale e, quindi, dall’inizio del 2024 si è rivalutato addirittura del 12 per cento a differenza dei salari che sono rimasti bloccati in una forbice tra il 4 e il 6 per cento. Adeguamenti ritenuti insufficienti dall’opinione pubblica sempre più scontenta.
Tuttavia, è la paura di una batosta elettorale da parte dell’attuale maggioranza progressista quel che ha messo in moto le procedure per ridimensionare il Bürgergeld.
Con le elezioni europee alle porte e con la destra di Alternative für Deutschland (AfD) che punta a superare il 20 per cento in alcune regioni della Repubblica federale, soprattutto nei Länder dell’est, dove la presenza operaia industriale sopravvive all’avvento degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale, e più forti sono le rivendicazioni sindacali, è necessario ritornare all’antica austerità tedesca. Quella dei bilanci in ordine e della lotta agli sprechi. Quella che ha portato Berlino per almeno vent’anni a bacchettare Roma e gli Italiener spendaccioni che pensano solo a pizza, mandolino e vacanze (per non parlare della celebre copertina proprio del settimanale Der Spiegel che ritrasse il nostro Paese con un piatto di spaghetti «conditi» con un revolver, ma quella è un’altra storia). Salvo poi scoprire di dover fare ammenda.
«Anche in Germania, dove governa la sinistra, ci si è resi conto che un sussidio per stare a casa è un errore concettuale che nessuno si può permettere in questo momento» dice a Panorama il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Claudio Durigon. «Tutti i dati hanno dimostrato come il Reddito di cittadinanza non sia stato in grado di produrre risultati utili dal punto di vista delle politiche attive. Anzi, possiamo oggettivamente dire che era un disincentivo alla ricerca di un nuovo lavoro».
Durigon prosegue: «Con il ministro del Lavoro Marina Calderone ci siamo fin da subito attivati per il suo superamento, cercando una soluzione che conciliasse il supporto per le effettive situazioni di disagio con un incentivo alla formazione e alla ricerca di un’occupazione. In tanti si aspettavano che deflagrasse una bomba sociale. Invece, i dati ci dicono che non ci sono mai stati così tanti occupati in Italia. Sappiamo» conclude Durigon, «che il tasso di occupazione è ancora inferiore alla media europea, ma il trend di crescita è stabile e ci fa ben sperare».
Ora, dalle parti del Bundestag, probabilmente si sono resi conto che l’Oktoberfest è terminato anche per l’ex regina d’Europa. E conviene risparmiare dove si può.