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Panorama
Март
2024

Messico, sfida tra donne per la presidenza

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Due le donne candidate alle elezioni presidenziali di giugno. Una, Claudia Sheinbaum, è la «delfina» del leader al governo. L’altra, Xóchitl Gálvez, è un’indigena nata povera ma diventata imprenditrice e politica. È lei, per molti, la nuova speranza.

Il 2 giugno si terranno le elezioni presidenziali in Messico e una cosa la sappiamo già: sarà sicuramente una donna a guidare il Paese sino alla fine del 2030. Due le candidate in lizza. Una è Claudia Sheinbaum, ex governatore di Città del Messico, 62enne politica di lunga data del partito di governo Morena, è la delfina del presidente uscente Andrés Manuel López Obrador (detto AMLO). L’altra è Xóchitl Gálvez, 61enne indigena nata molto povera ma diventata imprenditrice di successo, entrata in politica e in Parlamento appena sei anni fa, come indipendente. Xóchitl, un’ingegnere informatica di origine otomi, una popolazione indigena del Messico centrale, è la candidata di Fuerza y Corazón por México, una coalizione di opposizione che riunisce tre partiti di centro (il Pan, il Pri ed il Prd) che vuole pensionare la «Quarta trasformazione» di AMLO. Quarta perché arriva dopo l’indipendenza del Paese dalla Spagna del 1821, le riforme per separare chiesa e stato del 1860 e la rivoluzione messicana del 1910-17.

Nata a Tepatepec, nello stato di Hidalgo, Xóchitl va in bicicletta ovunque e il ciclismo è anche il suo hobby preferito. Durante l’infanzia ha aiutato la famiglia vendendo tamales, involtini preparati tradizionalmente con un impasto a base di mais ripieno di carne, verdure o frutta. Poi ha vinto una borsa di studio per l’Università nazionale autonoma del Messico e lì è iniziata la sua carriera imprenditoriale. Inoltre, una ventina di anni fa grazie a un concorso per nuovi talenti, Xóchitl ha diretto a inizio millennio quello che è l’Istituto nazionale dei popoli indigeni. Specializzata in robotica, intelligenza artificiale, edifici intelligenti, sostenibilità e risparmio energetico, ha dunque una «doppia professione». Oltre alla politica, ha infatti fondato due importanti consorzi tecnologici messicani, l’High Tech Services e l’Omei.

Quando AMLO ha saputo che sarebbe stata lei la candidata dell’opposizione, lo scorso anno, ha cominciato subito ad attaccarla. Prima accusandola di essere la candidata di non meglio precisati «gruppi di potere» e poi dicendo che le aziende di Xóchitl avevano siglato contratti con la pubblica amministrazione messicana nel settore hi-tech per un valore di oltre 80 milioni di dollari. L’ingegnera, sempre vestita con tessuti indigeni, gli huipiles chinantecos di Oaxaca, i suoi favoriti, ha prima risposto che le sue attività e contratti sono tutti legali, poi ha sottolineato l’errore aritmetico del presidente e ha intrapreso un’azione legale contro di lui per aver reso pubbliche informazioni fiscali riservate. «AMLO non solo abusa del suo potere ma la insulta apertamente, definendola una marionetta dell’élite», conferma Mary Anastasia O’Grady sul Wall Street Journal. In una recente conferenza stampa, López Obrador ha paragonato Xóchitl a un venditore ambulante di tamales, cantando un jingle di sberleffo. «È dubbio che insultare gli sforzi di una donna che ha fatto un’ascesa economica grazie alla sua determinazione sia una strategia vincente» ha sottolineato la O’Grady.

Dopo sei anni al potere di AMLO, Xóchitl affronta un’altra donna, Claudia Sheinbaum che è fanatica della «Quarta trasformazione» e la vuole radicalizzare con l’obiettivo di centralizzare di più il potere nelle mani dell’esecutivo. Tra le sue proposte: eliminare la Commissione antitrust nazionale, l’ufficio che fornisce trasparenza nei contratti dello Stato, e fare eleggere giudici e magistrati dal popolo. Ma, soprattutto, eliminare l’autonomia dell’Ine, l’Istituto elettorale nazionale che supervisiona la registrazione dei votanti, le campagne e le elezioni in Messico perché, assicura Sheinbaum, «solo un leader moralmente superiore può portare vera giustizia ai poveri». Gli ultimi sondaggi pubblicati a metà marzo mostrano che Sheinbaum guida la corsa per la presidenza con un vantaggio su Gálvez tra il 17 e il 32 per cento ma, nonostante questi numeri, il 2 giugno potrebbe esserci una grande sorpresa, come in Argentina con Javier Milei.

Il motivo è semplice: in Messico i sondaggi si comprano e AMLO sta spendendo molto della sua cassa presidenziale per favorire nei confronti dell’opinione pubblica la sua delfina. Dunque le percentuali sono molto relative, come a Città del Messico sanno tutti gli analisti, compreso Luis Antonio Espino, secondo il quale «il risultato delle elezioni è tutt’altro che deciso. «In Messico c’è un abuso di queste indagini come strumento di propaganda e la strategia di Morena è di utilizzarli il più possibile per inviare il messaggio che tutto è già stato deciso, ma non è così. Quello che sta facendo AMLO è senza precedenti, ovvero l’uso diretto, discrezionale e sotto gli occhi di tutti del potere di bilancio, politico e comunicativo della presidenza per influenzare l’esito delle elezioni».

Quella di Xóchitl sarebbe una svolta per il Messico e nonostante media come il Washington Post (e in Italia quasi tutti) la diano già sconfitta, è molto amata dai poveri per due motivi. Il primo proprio perché è nata povera e durante la sua infanzia ha aiutato la famiglia vendendo quei tamales sbeffeggiati pubblicamente da AMLO. Il secondo è la sua determinazione nel combattere la violenza dei cartelli narcos, oggi sanguinari come mai in passato. Per rendersene conto basti osservare la differenza tra le dichiarazioni di Xóchitl e quelle di Sheinbaum lunedì 11 marzo, dopo la firma del documento «Impegno nazionale per la pace» elaborato dalla Chiesa cattolica alla presenza della Conferenza episcopale messicana. La delfina di AMLO ha firmato senza però accettare le critiche contenute nel documento alla strategia per la sicurezza di López Obrador. «Non condivido la valutazione pessimistica del momento attuale», ha dichiarando Sheinbaum, affermando che gli omicidi a suo dire «sono diminuiti durante la presidenza uscente». Una balla clamorosa, visto che proprio la violenza è stata il fallimento più eclatante del governo di AMLO, la cui strategia per la sicurezza, basata sul mantra degli «abbracci, non proiettili», ha trasformato il suo mandato nel più violento nella storia del Paese, destinato a chiudersi con quasi 200 mila omicidi. Xóchitl al momento della firma ha invece criticato davanti ai vescovi l’aumento della presenza militare in Messico voluto da AMLO e ricordando gli otto sacerdoti assassinati durante la presidenza Lopez Obrador, anche questo un record di sangue.

«Sono convinta che le chiese, e in particolare quella cattolica alla quale appartengo, svolgono un ruolo fondamentale nella costruzione della pace. Un problema di questa portata richiede la partecipazione di tutti» ha aggiunto Xóchitl. Impossibile darle torto visto che a febbraio, i vescovi di Guerrero, uno degli Stati più violenti del Messico, hanno rivelato di aver dovuto persino negoziare con i cartelli della droga nel tentativo di fermare l’ondata di violenza che, oggi più che mai, colpisce soprattutto la popolazione più povera delle aree rurali. I benefici di una vittoria di Xóchitl sarebbero enormi, «in primis per la tenuta democratica del Messico» spiega a Panorama Agustin Antonetti, 22enne difensore dei diritti umani argentino in prima linea per la difesa della democrazia in America Latina. Un «influencer del bene» come è stato ribattezzato di recente, contro il quale il partito di AMLO e Sheinbaum (Morena) si è scagliato in una conferenza stampa di un’ora in tv a inizio marzo, definendolo «detonatore di guerre sporche». «Neppure la dittatura cubana era riuscita ad inventare su di me tante stupidaggini. Ma io vado avanti a denunciare la corruzione e l’autoritarismo violento di AMLO in questa lotta che è per la democrazia» ha ribattuto lo stesso Antonetti. Identica linea per la giornalista investigativa Anabel Hernández, secondo la quale «il canto delle sirene proveniente dalla sua squadra di governo, dalle fabbriche di bot, così come da comunicatori e reporter foraggiati con succulenti contratti pubblicitari da amministrazioni provenienti da Morena, politicamente parlando può fare annegare AMLO». E offrire la chance decisiva a Xóchitl.





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