Fase 2, come ci sposteremo: in bici e poi?
Le domande su come faremo nella fase due sono decine. Fra le prime c’è quella su come ci sposteremo, per il lavoro e per il resto, dovendo mantenere la distanza dagli altri. Autobus e metropolitana hanno numeri ridotti proprio per il distanziamento sociale e se tutti utilizzassero l’auto la situazione del traffico diventerebbe incontrollabile. Il problema è mondiale e le soluzioni sono simili un po’ in tutto il mondo.
#primalabici è l’hashtag scelto da FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta nella campagna per promuovere l’uso delle due ruote in tutti gli spostamenti urbani. Il primo è quello verso il lavoro. La bicicletta è in grado di garantire il distanziamento sociale, permette l’alleggerimento del traffico e contribuisce alla salute individuale e collettiva.
Lo studio di Deloitte, From now on. Mobility Boost, ha analizzato le conseguenze per il settore della mobilità. Solo a marzo 2020 l’automotive ha registrato un crollo delle immatricolazioni di autovetture nei principali paesi europei e tutti i settori collegati, a partire dalle assicurazioni, hanno avuto conseguenze, dovute anche al fatto che il lockdown ha impedito gli acquisti. L’isolamento ha fatto diminuire considerevolmente anche il car sharing, -70% in Italia. L’analisi si attende invece un grande sviluppo di alcune forme di sharing finora limitate: monopattini, bike e scooter. In Cina a tre mesi dal contagio l’utilizzo del bike sharing è aumentato del 150%.
Per biciclette e monopattini, che siano personali o in sharing, bisogna però «reinventarsi» le città. Marco Te Brömmelstroet, uno dei massimi esperti olandesi in tema di mobilità urbana, riportato dal Sole24ore, lo dice così: «Le discussioni su come ridistribuire lo spazio stradale non dovrebbero riguardare le modalità di trasporto. Dovrebbero innanzitutto riguardare il tipo di città che vogliamo essere!».
A Milano l’amministrazione ha accelerato il piano già esistente per la ciclabilità della città. Sono 35 chilometri entro fine anno, non tutti collegati fra loro, ma certamente un passo avanti. Le prime corsie fatte in Corso Venezia sono larghe e quindi più sicure rispetto alle ciclabili del passato. Servono gli stop avanzati per i ciclisti e spazio preso in prestito dai parcheggi anche per allargare i marciapiedi. In Liguria c’è la petizione #genovaciclabile che chiede un cambio di passo nella città con il più alto tasso di mortalità per abitante per incidenti stradali dovuti al traffico.
L’Osservatorio Bikeconomy con la collaborazione dell’ambasciata in Italia dei Paesi Bassi e della società specializzata Decisio di Amsterdam, conta in Italia 64,4 automobili ogni 100 abitanti, il dato più alto in Europa. Ipotizzando uno scenario con un maggior utilizzo della bicicletta e degli spostamenti a piedi, lo riporta il Sole24ore, ci sarebbero benefici sociali netti fra i 9 e i 20 miliardi di euro, con vantaggi del sistema sanitario e della qualità della vita delle persone. Rendere ciclabile una città non comporta spese enormi perché si può fare segnaletica a terra e farne di provvisoria per abbassare i limiti di velocità o creare corsie dedicate. Per gli esperti è fondamentale che chi va in bicicletta si senta sicuro.
Ci sono città nel resto del mondo da prendere ad esempio. Bogotà, la capitale della Colombia, ha messo a disposizione in questi giorni 76 chilometri di ciclabili in più. A New York gli spostamenti in bici da marzo sono raddoppiati. A Bruxelles avenue Louise è stata trasformata in ciclabile, a Berlino, città già bike friendly. Si stanno creando ciclabili d’emergenza.
Per la fase due che parte l’11 maggio Parigi ha pronti cinquanta chilometri di nuove piste ciclabili create cancellando parcheggi. Il quartiere delle Halles sarà tutto con priorità ai pedoni e nel Marais aumenteranno le Ztl. Qui di solito prendono i mezzi pubblici 5 milioni di persone, se lo potrà fare poco più di uno la soluzione è non spostarsi, quindi smart working, oppure farlo in modo alternativo. Tutto il mondo sembra seguire i consigli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha definito la bici come mezzo ideale per chi si debba muovere nelle città.