Odio online: un sito ti permette di capire gratuitamente se sei vittima di un reato
L’odio in rete si diffonde come un virus per usare una metafora eloquente in questi giorni. È epidemico, contagioso, provoca danni incalcolabili. È rivolto, guarda un po’, per lo più contro chi non sta nei grandi numeri, nella maggioranza, nel pensiero comune. I bersagli preferiti degli odiatori (esiste in italiano, sì, a discapito di hater) sono le minoranze etniche, chi ha un orientamento sessuale diverso da quello prevalente, l’eterosessuale, chi professa una religione diversa dalla propria.
Ma anche le donne sono un bersaglio eletto da chi vuole sfogare la propria frustrazione ruggendo grazie alla tastiera di un pc o uno smartphone. Senza dimenticare il bullismo online che spesso si realizza attraverso i discorsi d’odio.
L’Osservatorio Italiano sui Diritti Vox dal 2015 aggiorna costantemente la sua Mappa dell’Intolleranza che fotografa i discorsi d’odio sui social. Twitter è in particolare la fonte di alcuni numeri sconfortanti che parlano di un generale aumento dei messaggi d’odio nel 2019. Ma dietro ai numeri ci sono migliaia di persone, che più o meno regolarmente si beccano insulti e pressioni psicologiche in rete. Persone di cui non possiamo immaginare la sensibilità, né tanto meno la capacità di reazione.
Reagire tuttavia è possibile e per fortuna in alcuni casi ci pensa anche la legge. Però, ecco, per quanto possa essere gravosa la situazione, in molti non cercano neanche di capire se ciò che stanno vivendo sia di fatto un reato. I motivi sono diversi e includono «l’idea diffusa che ricorrere alla legge comporti spese al di fuori della nostra portata, il che porta a una speculazione ancora più pericolosa: quella di dare un prezzo alla nostra dignità e alla nostra serenità. Oppure semplicemente la paura di ripercussioni nella vita reale da parte dell’odiatore, o peggio ancora il timore di essere etichettati come spie o “piangini”».
A parlare è Francesco Inguscio, ideatore di Chi Odia Paga, un piattaforma online che permette di reagire ai messaggi di odio. E il primo passo per farlo è proprio capire se si è vittima di un reato. «Il nostro feedback contiene tutti i riferimenti della giurisprudenza sul caso specifico. Descrive, ad esempio, le eventuali aggravanti ed esplicita le pene».
Un processo lungo, penserete. Nient’affatto: «il documento è generato in meno di un secondo sulla base delle risposte fornite dall’utente al nostro questionario, che richiede meno di tre minuti per essere compilato, e che partendo da domande di perimetro arriva abbastanza in profondità».
Per questo primo parere non avete neanche bisogno di raccogliere chissà quali documenti. Dovete avere ben presenti però i dettagli che raccontereste a un avvocato molto scrupoloso a cui esponete la vostra vicenda. La differenza non trascurabile è che la risposta arriva «senza muoverti da casa. Gratis». Sì, avete letto bene, in modo totalmente gratuito.
L’idea alla base di Chi Odia Paga è venuta a Inguscio nel 2017. «Mi sono guardato intorno e ho semplicemente capito che era necessario intervenire perché, come avrebbe detto in tempi più recenti Liliana Segre “chi è indifferente è complice”. Chiunque può essere vittima di odio online e i recenti vissuti di discriminazione degli italiani all’estero per via della pandemia CoViD ne è stato un perfetto esempio. Uno degli obiettivi che mi sono prefissato con Chi Odia Paga è quello di democratizzare l’accesso dei cittadini ai propri diritti, minimizzando lo “spread di giustizia” che c’è in rete: oggi è troppo facile, veloce e poco costoso offendere qualcuno, mentre è estremamente complesso, lento e costoso difendersi».
Ricordiamolo: digitare un messaggio d’odio può rappresentare un reato con pene anche severe. Si può cadere nello (cyber)stalking e rischiare fino a sei anni e mezzo di reclusione; oppure l’hate speech che comporta una reclusione fino a tre anni. Questo video di Chi Odia Paga sintetizza quali articoli sono interessati e quali reati si rischiano “semplicemente” digitando qualche parola “sopra le righe” sul nostro smartphone.
https://vimeo.com/360259880Nella gallery all’inizio dell’articolo trovate invece qualche dettaglio in più per capire come funziona Chi Odia Paga.
(Foto: unsplash.com).
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