Мы в Telegram
Добавить новость
103news.com
Модные новости
Октябрь
2020

Il grande incendio

0

Per la prima volta nella storia dell’America, una maggioranza antirazzista sta emergendo per dare vita a un mondo oltre l’idolatria dei padri fondatori. Le parole di uno scrittore importante
Il grande incendio
Il grande incendio
Il grande incendio
Il grande incendio
Il grande incendio
Il grande incendio
Il grande incendio
Il grande incendio
Il grande incendio
Il grande incendio

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 43 di «Vanity Fair», in edicola fino al 27 ottobre.

Un uomo affronta i mezzi antisommossa a Ferguson, Missouri. Qui, Michael Brown, 18 anni, il 9 agosto 2014 muore dopo essere stato colpito da proiettili sparati da un agente di polizia. La rabbia dei residenti afroamericani di questo sobborgo di St. Louis occupa le strade e accende la protesta.

Lo scorso anno la poetessa di Chicago Eve L. Ewing ha pubblicato 1919, un libro che trasfigura la Red Summer (nel 1919 il terrorismo suprematista bianco e le rivolte razziali si scatenarono in decine di luoghi degli Stati Uniti, ndr) della sua città in un blues. Un’opera magica. Vengono rievocate le voci delle domestiche e dei braccianti negli allevamenti di bestiame e si pensa subito ai treni che portavano i neri al Nord. Il destino tragico di un ragazzo nero raccontato al ritmo di un salto alla corda. Il centro di questo stimolante lavoro è True Stories About the Great Fire, una poesia ispirata dall’idea, diffusa tra i bianchi di Chicago, che la prima grande migrazione afroamericana verso la città fosse «la peggiore calamità che avesse colpito la città dal grande incendio» del 1871, che fece centinaia di vittime e devastò il cuore della città. Le implicazioni di questa equiparazione sono inquietanti. Una volta che le persone diventano una «calamità» ogni mezzo per interagire con loro diviene accettabile. Non ho ancora guardato l’omicidio di George Floyd nella sua interezza, ma ho visto abbastanza di quel genere di cose da sapere che l’idea dei neri come un disastro, una calamità, un grande incendio sulla città, non è tramontata.

Non so se ci sia un modo migliore per spiegare il fatto che la polizia possa torturare pubblicamente un uomo alla luce del giorno in un una strada cittadina. Non so che cos’altro pensare dell’uccisione di Walter Scott, salvo che un uomo dello Stato lo considerava un’offesa a Dio. E neanche come spiegare Botham Jean o Atatiana Jefferson, uccisi nelle loro case, se non come un atto perverso di prevenzione degli incendi. Ho visto la faccia di Elijah McClain, la sua pelle scurissima, il suo sorriso da Monna Lisa, i suoi occhi pieni solo della grande magica speranza della giovinezza, e penso che non ci possa essere una giustificazione per cancellare questo giovane uomo, salvo l’idea che non è un uomo, che è al tempo stesso di più e di meno. Che è come Mike Brown, che si ingigantiva a vista d’occhio mentre correva tra le pallottole, come Trayvon Martin, tradito dalla lucentezza delle caramelle Skittles e dalla lattina di tè che aveva con sé, o come Amadou Diallo, il cui portafoglio luccicava come una pistola.

Non so come altro spiegarmi gli stivali che abbattono la porta di Breonna Taylor e riempiono la sua casa di proiettili, se non con l’idea che si stesse combattendo un qualche tipo di grande incendio, demoniaco, innaturale, disumano. La logica, qui, è evidente. Per spogliare le persone di tutto, devi prima rubare la loro umanità. Per depredare i contadini in Europa, è stato necessario considerarli come una classe condannata a nutrirsi di «cardi e rovi» e «camminare nudi a quattro zampe». Solo dopo che gli inglesi si erano raccontati la storia che stavano combattendo contro cannibali e gente che si nutriva di sangue hanno potuto decimare gli irlandesi. Massacrare i bambini dei Cheyenne o degli Arapaho sarebbe stato un grande crimine. Ma sterminare le «uova» che sarebbero diventate «pidocchi» era totalmente ammissibile. E lo stesso con i figli degli schiavi, considerati, ancora oggi, come un grande incendio che consuma l’innocenza dei bianchi, che brucia la morale e che, altrimenti, potrebbe ridurre in cenere le grandi civiltà. C’è un prezzo insidioso in questo, un uomo che crea un mostro per giustificare la propria brutalità, soltanto per scoprire che il mostro è dentro di lui. Per paura dell’incendio, l’America ha messo la sua politica globale nelle mani del presentatore di un barbarico game show, che adesso sta vendendo chiacchiere da ciarlatano mentre la pandemia attraversa il mondo.

È una storia vecchia, più vecchia del 1919, e anche del 1619. Ma se il terrore e l’autoinganno spiegano l’attuale vigliacco stato delle cose, non possono spiegare la rivolta contro di esso. Fino a ora, la ribellione, che non comincia quest’anno, va da Ferguson a Baltimora, Minneapolis, Salt Lake City, Londra, Tokyo. Le implicazioni sono profonde. Gli assassini di Corey Jones e Laquan McDonald sono in prigione. In India, i produttori di lozioni per schiarire la pelle sono stati costretti ad affrontare le conseguenze dei loro prodotti. In Gran Bretagna, statue di trafficanti di schiavi vengono abbattute. L’esercito privato mandato a Portland è stato sconfitto. La squadra di football di Washington D.C., che era intitolata a un’espressione razzista (Washington Redskins, ndr), è stata letteralmente privata di un nome.

Questo è un movimento, con tutti i problemi di ogni movimento: di sicuro l’immagine assurda di un banchiere in ginocchio (per solidarietà al BLM, ndr) di fronte a un caveau non sarà la sua ultima perversione. Eppure i dati sono chiari: Black Lives Matter era ancora oggetto di disapprovazione subito dopo l’uccisione di Heather Heyer, ma dopo George Floyd il trend è rovesciato. Adesso la grande maggioranza degli americani ammette che il razzismo e la brutalità della polizia sono problemi. Qualcosa sta succedendo, e credo che per capire che cosa, dobbiamo comprendere meglio la natura di questo grande incendio.

Lo scorso mese, il membro del congresso Ted Yoho ha deciso di deridere la sua collega Alexandria Ocasio-Cortez chiamandola pubblicamente
«fottuta puttana», e un altro membro del congresso, Roger Williams, gli ha dato man forte. Ma la dice ancora più lunga il fatto che Yoho abbia negato di averlo detto. Per lui ammettere di aver compiuto un atto così vile sarebbe stato umiliante. E ancor di più per Williams l’averlo spalleggiato e l’esserne stato testimone. Il male è costato molto, sia al «donatore» che al «ricevente». Thomas Jefferson, oracolo della libertà americana, è stato il più sublime nel lamentare gli effetti della schiavitù sugli schiavisti, compreso lui stesso: «Senza dubbio ci devono essere effetti infelici sui comportamenti della nostra gente, causati dall’esistenza della schiavitù che è fra di noi», scriveva Jefferson. «L’uomo dev’essere un prodigio per conservare le sue maniere e la sua morale intatte in circostanze di questo genere».

Un modo per fare del male e conservare «buone maniere e morale» è tramite la creazione di un fumo di eufemismi: «consegna straordinaria, interrogatorio potenziato, istituzione peculiare, retaggio culturale non odio». Subito dopo la Bloody Sunday (nella «domenica di sangue», il 30 gennaio 1972 in Irlanda del Nord l’esercito britannico sparò contro una folla di manifestanti uccidendo 14 persone, ndr), un ipocrita George Wallace rinominò il nativo dell’Alabama John Lewis come un «agitatore esterno». Ma sotto una pioggia di colpi, Lewis, risplendendo come una fiamma altissima, mise in luce la desolante brutalità di Jim Crow, affinché tutto il mondo la vedesse. La «bianchezza» prospera nell’ombra. Deve, perché esporsi davanti a tutti, ammettere di aver detto in faccia a un membro del Congresso «fottuta puttana», implica che le proprie «buone maniere e la morale» siano deteriorate. Un migliaio di Eric Garner saranno tollerati se vengono soffocati a morte nell’ombra del sistema carcerario americano, il gulag più diffuso che l’umanità conosca. E, quindi, il male opera nell’ombra, nell’eterna paura non del calore del grande incendio, ma della luce. Vedere chiaramente quello che questa nazione ha compiuto per costruirsi, e che sta ancora facendo, è troppo per qualunque essere umano. Lo stesso con la narrazione della schiavitù. E con il cellulare. La reazione di chi osserva è fisica. Sono piegati in due dal disgusto, piangono sul pavimento. Danno pugni in aria.

Camminano avanti e indietro nelle stanze, fino a quando vengono finalmente obbligati a lasciare il loro santuario, i loro privilegi, a trovarsi fuori per strada, nell’aria malata, faccia a faccia con i legionari che sorvegliano il potere implicito nei loro stessi nomi. È una cosa impressionante, questo grande incendio, ma non è onnipotente. È messo in pericolo non solo dalla cooptazione delle grandi compagnie, ma da quelli che venerano «l’arte del possibile» come un undicesimo comandamento. Ancora adesso ci viene detto che solo il 3 novembre sapremo davvero quanto luminoso l’incendio brucia. «Non fischiare, vota», ci dicono, quando, in realtà, dovremmo fare entrambe le cose. Nel 2018, lo Stato di New York ha eletto un gruppo di legislatori liberal. La revoca della 50-a, una legge che impediva l’accesso ai dati relativi alla cattiva condotta della polizia, era in cima alla loro lista di riforme. Ma non è stato così fino al 12 giugno, nel mezzo di un movimento di protesta nazionale, che la volontà politica ha fatto massa per rigettare la normativa. Il voto è igiene civica, al tempo stesso essenziale e insufficiente. E il voto da solo non è mai stato abbastanza per proteggere niente, meno di tutto se stesso. Nel 1868, l’America reclamò il diritto al voto per i neri e la Ricostruzione, otto anni dopo scelse le camicie rosse e la Redemption. In questo modo, la via verso una democrazia post razzista fu rifiutata, e la nazione tornò indietro su un percorso di oscurità fino al 1919.

Pertanto, dal punto di vista della stessa storia americana, la domanda non è: chi protesta andrà a votare? Semmai: gli elettori continueranno a protestare? Quanti veterani della marina militare «daranno» un braccio per costringere il proprio Paese a mantenere le promesse? Quando si creerà una breccia nel muro delle madri? Quante Heather Heyer può sostenere una classe privilegiata? Sentiamo già la musica: Trump è il primo presidente razzista. Noi non siamo così. L’America è meglio di questo. Il tentativo è di riportarci indietro a un mondo dove Malice Green e Eleanor Bumpurs erano semplicemente il prezzo da pagare per far andare avanti le cose. Mi piacerebbe pensare che questa volta è diverso e, infatti, i dati lo dimostrano. Dobbiamo ricordare che, nel 2016, il candidato dei suprematisti bianchi perse il voto popolare. È possibile, allora, che, per la prima volta nella storia dell’America, una legittima maggioranza antirazzista stia emergendo e così stia dando vita a un mondo che va oltre l’idolatria dei padri fondatori, nel quale possiamo cercare non solo di sconfiggere il presidente in carica, ma cancellare del tutto la filosofia dall’esistenza umana che rappresenta.
Certamente gli attivisti, artisti, scrittori riuniti in queste pagine sperano che un mondo di questo tipo stia arrivando, nella piena consapevolezza che potrebbe non essere per sempre. Siamo arruolati nella guerra più lunga, ancestrale, generazionale, in attesa impaziente che l’incendio faccia il suo effetto. «E possiamo aspettare a lungo», come ci dice Ewing. «E l’incendio, può fare lo stesso».

Tutte le foto sono di Philip Montgomery

Foto in alto: LA SCINTILLA. Un uomo affronta i mezzi antisommossa a Ferguson, Missouri. Qui, Michael Brown, 18 anni, il 9 agosto 2014 muore dopo essere stato colpito da proiettili sparati da un agente di polizia. La rabbia dei residenti afroamericani di questo sobborgo di St. Louis occupa le strade e accende la protesta.

LEGGI ANCHE

La lezione di New York

LEGGI ANCHE

Jane Fonda, «Salviamo il futuro»

di Ta- Neishi Coates

 





Губернаторы России
Москва

Собянин объявил о запуске масштабного фестиваля "Лето в Москве. Все на улицу!"





Москва

Творческие способы использования мозаики из стекла в дизайне интерьера


Губернаторы России

103news.net – это самые свежие новости из регионов и со всего мира в прямом эфире 24 часа в сутки 7 дней в неделю на всех языках мира без цензуры и предвзятости редактора. Не новости делают нас, а мы – делаем новости. Наши новости опубликованы живыми людьми в формате онлайн. Вы всегда можете добавить свои новости сиюминутно – здесь и прочитать их тут же и – сейчас в России, в Украине и в мире по темам в режиме 24/7 ежесекундно. А теперь ещё - регионы, Крым, Москва и Россия.

Moscow.media
Москва

Собянин объявил о запуске масштабного фестиваля "Лето в Москве. Все на улицу!"



103news.comмеждународная интерактивная информационная сеть (ежеминутные новости с ежедневным интелектуальным архивом). Только у нас — все главные новости дня без политической цензуры. "103 Новости" — абсолютно все точки зрения, трезвая аналитика, цивилизованные споры и обсуждения без взаимных обвинений и оскорблений. Помните, что не у всех точка зрения совпадает с Вашей. Уважайте мнение других, даже если Вы отстаиваете свой взгляд и свою позицию. 103news.com — облегчённая версия старейшего обозревателя новостей 123ru.net.

Мы не навязываем Вам своё видение, мы даём Вам объективный срез событий дня без цензуры и без купюр. Новости, какие они есть — онлайн (с поминутным архивом по всем городам и регионам России, Украины, Белоруссии и Абхазии).

103news.com — живые новости в прямом эфире!

В любую минуту Вы можете добавить свою новость мгновенно — здесь.

Музыкальные новости

Булат Окуджава

В Душанбе открылась книжная выставка, посвящённая Юлии Друниной и Булату Окуджаве




Спорт в России и мире

Алексей Смирнов – актер, которого, надеюсь, еще не забыли

Бились лопатами, палками и бейсбольными битами: Мигранты устроили массовую драку в Новой Москве

Росгвардейцы обеспечили правопорядок во время футбольных матчей в Москве

В полуфинале конкурса «Это у нас семейное» в ЦФО победили 74 семьи


WTA

Потапова проиграла на старте турнира WTA-500 в Страсбурге



Новости Крыма на Sevpoisk.ru


Москва

Mehr: президент Ирана не пострадал в крушении вертолета



Частные объявления в Вашем городе, в Вашем регионе и в России