Il Caso Von der Leyen e la fatica doppia delle donne in politica
«Il protocollo è stato rispettato alla lettera e non abbiamo mai fatto mancare la nostra ospitalità, in questa come in tutte le altre occasioni. Le sedie sono state disposte secondo i desiderata espressi nella riunione che precede l’incontro». È la risposta della Turchia alle polemiche per il mancato posto per la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen durante la visita ad Ankara al presidente turco Erdogan con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
https://twitter.com/vonderleyen/status/1379440802313744385Non è però una questione di protocollo quella di Ankara. Da tempo è prassi che negli incontri internazionali il presidente della Commissione Europea sia trattato al pari del presidente del Consiglio d’Europa anche se questo avrebbe una carica più alta. Non è un caso che «lo sgarbo» sia avvenuto in Turchia, appena uscita dalla convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, e che «la vittima» sia una donna.
«Sembrava il gioco in cui c’è sempre una sedia in meno, ma con una vittima predestinata» spiega Serena Marchi autrice di Pink Tank edito da Fandango che ha intervistato protagoniste presenti e passate della politica italiana. «Che Erdogan facesse una mossa del genere era prevedibile, a mio avviso è grave che ancora si dialoghi con lui. Si parlava dell’uscita della Turchia dalla convenzione di Istanbul e, fatalità, una donna è stata messa da parte».
Indipendentemente dal colore del partito le donne in politica hanno tutte le stesse difficoltà. «La loro storia e i loro percorsi sono simili, nel mio libro, aprendo una pagina a caso, non si capisce a che partito appartiene la donna che viene descritta» continua Marchi.
«Sono tutte donne che hanno faticato per raggiungere le posizioni che occupano, hanno dovuto dimostrare studi, titoli ed esperienze, cosa che agli uomini non viene chiesta. Quando una donna arriva in un posto di potere viene subito messo in dubbio il fatto che se lo meriti» dice l’autrice.
Adesso non più messa sotto accusa la femminilità o la bellezza, ma gli ostacoli restano. «Luciana Castellina, parlamentare comunista ed europarlamentare, ha raccontato che ai suoi tempi le donne in politica dovevano fare finta di non essere donne. Mi ha detto che si sarebbe fatta amputare le tette pur di stare in Parlamento» aggiunge.
Le donne della politica sono tutte molto determinate. «Non abbassano mai lo sguardo e ti guardano dritto negli occhi. Hanno fatto grossi sacrifici rinunciando alla loro vita, mentre gli uomini hanno qualcuno che a casa bada ai figli. Sono però le donne per prime a crearsi degli alibi. Le prime a scuola, ma anche le prime che, quando hanno un figlio, stanno a casa. Ci mascheriamo molto dietro la maternità e dietro la famiglia. Dovremmo essere meno accondiscendenti. Per un retaggio che viene dal passato siamo le prime a mettere da parte la carriera per la famiglia. Guerriere fuori più che in casa».
In Italia il problema è forse più marcato, ma non è che nel resto del mondo non esista. Forse solo i paesi del Nord Europa si salvano, qui qualche anno fa c’erano le quote blu: si cercavano uomini. «Non è però questione di quote, è questione di esserci tutti ai tavoli che contano».
«Quello che è successo ad Ankara ne è un esempio, non tanto per quello che ha fatto Erdogan, prevedibile, quando per Michel che non ha pensato di lasciare la sedia ad Ursula Von der Leyen». Non ha neanche pensato di protestare per l’assenza di un posto alla pari per la presidente della Commissione Europea. Nemmeno Von der Leyen ha protestato però sul momento, ha puntato all’obiettivo usando la diplomazia e forse è riuscita a far parlare di questo incontro che sarebbe passato sotto silenzio. «Cosa è cambiato con questa scena? Per Erdogan nulla perché lui ha mostrato chiaramente che a casa sua fa quello che vuole».