Gaza piegata dalla fame, i veneti Zan e Scarpa: «Inaccettabile»
È arrivata nella tarda mattinata di martedì 5 marzo al grido di “Cessate il fuoco subito” la delegazione italiana di parlamentari e cooperanti che hanno scortato due container di aiuti all’interno della Striscia di Gaza, attraverso il valico di Rafah in Egitto.
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I camion con gli aiuti sono riusciti a entrare nella notte, mentre una ventina di mezzi sono stati fatti entrare mentre la delegazione era al valico.
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Ma restano oltre 800 tir carichi di aiuti umanitari in un campo poco lontano dal valico, bloccati dagli estenuanti controlli imposti dalle autorità egiziane e israeliane. Così come poco lontano, ad Al Arish, esiste un capannone con il materiale che viene rifiutato, tra medicinali, kit per la potabilizzazione dell’acqua e altri aiuti. Dall’altra parte del valico quasi un milione di sfollati soffrono per la fame e le malattie.
Due i parlamentari veneti al seguito della missione: il padovano Alessandro Zan e la trevigiana Rachele Scarpa.
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«Il cessate il fuoco è necessario per motivi umanitari ma anche per consentire un processo di pace che deve coinvolgere tutta la comunità internazionale. È il messaggio che deve arrivare forte da questo posto simbolico, in questo momento».
«Serve pieno sostegno e accesso per le organizzazioni che gestiscono la solidarietà. In questo momento a Gaza si muore di fame, di sete o per una ferita non curata. Tutto questo è inaccettabile».
Il bilancio della missione
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