Monselice, acqua nera e putrida nel Desturo
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foto da Quotidiani locali
Acqua nera, puzzolente, con chiazze oliose e grumi di materiali. Lunedì 29 aprile mattina si presentava così uno scolo dell’area di fitodepurazione di via del Borgo a Monselice.
Immediato il sopralluogo dei tecnici del Consorzio di bonifica Adige Eugane,o che hanno richiesto l’intervento di Arpav per le analisi, ma al momento la causa dell’inquinamento rimane un mistero.
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Anche Acquevenete, la società che gestisce l’adiacente impianto di depurazione delle acque reflue urbane di Monselice, si dice estranea all’accaduto.
L’area umida è stata realizzata nel 2002 dal Consorzio ed è gestita per la parte botanica dal Gruppo micologico naturalistico di Monselice.
La scoperta dell’inquinamento
Il 29 mattina il volontario Gastone Cusin, come ogni giorno, è andato a fare manutenzione nei sei ettari dove crescono specie vegetali tipiche delle zone umide che danno riparo e rifugio all’avifauna.
Dopo aver varcato il cancello di ingresso si è accorto subito che qualcosa non andava: «Ho sentito un odore nauseabondo e ho visto che il corso d’acqua aveva un colore molto scuro», racconta Cusin. «Ho fatto il giro dell’area e mi sono accorto che nel tratto a est del canale Desturo c’era una zona in cui ristagnava una sostanza nera e putrida».
Il sopralluogo dei tecnici
Sul luogo sono arrivati prontamente i tecnici del Consorzio di bonifica Adige Euganeo per capire l’accaduto e dopo alcune verifiche hanno richiesto l’intervento dei tecnici di Arpav per fare luce sulla vicenda.
L’ipotesi iniziale era quella di un malfunzionamento all’impianto del depuratore di Acquevenete, scartata dopo che la società ha fatto sapere che l’acqua in uscita risultava pulita. Infatti, le concentrazioni di inquinamento sono collocate a distanza dallo scolo del depuratore e l’ipotesi più probabile potrebbe essere quella di uno sversamento da parte di ignoti di sostanze inquinanti.
«Siamo intervenuti prontamente, dato che si tratta di un’oasi molto importante», spiega il presidente del Consorzio, Michele Zanato. «I tecnici non sono riusciti a risalire al motivo della presenza di acqua nera e maleodorante e per questo abbiamo richiesto ad Arpav di analizzare la sostanza».
La presenza dello strato inquinante ha messo in pericolo i pesci e l’avifauna presenti e per questo il 29 mattina l’acqua è stata diluita con un ulteriore apporto idrico.
Sulla vicenda è intervenuta anche la prima cittadina Giorgia Bedin: «Sarà mia cura interfacciarmi con Arpav per capire le cause e le soluzioni a questo problema, anche per comprendere se c’è stato uno sversamento illegale di sostanze inquinanti».
L’area di fitodepurazione utilizza particolari piante per ripulire ulteriormente le acque che escono dal depuratore di Acquevenete, liberandole da varie sostanze inquinanti, prima che continuino la loro corsa verso Venezia attraverso canali utilizzati per l’irrigazione agricola. La contaminazione con sostanze chimiche o simili potrebbe comportare seri rischi per l’ambiente e per le colture.