Rubava le targhe per i furti nelle case: arrestato in ospedale dopo un incidente
LATISANA. Mettiamola così: chi decide di provare ad arricchirsi seguendo la strada della delinquenza, sa bene che i “rischi d’impresa” sono dietro l’angolo. Aldi Gjetani, trentenne di origine albanese, lo ha provato sulla propria pelle.
A metà luglio dello scorso anno ha tentato senza successo due colpi in altrettante abitazioni della Bassa Friulana, scelte – non a caso – perché vicine ai caselli dell’autostrada. Mettendo a punto un piano tutt’altro che improvvisato: per evitare di farsi riconoscere dalle telecamere dei caselli autostradali, in entrambi i casi aveva rubato le targhe da posizionare per il tempo della fuga sulla Mercedes Classe A utilizzata per raggiungere i luoghi dei colpi.
Un’indagine complessa, che ha coinvolto perfino il Ris di Parma, ha consentito di stringere il cerchio sul trentenne, che pareva essersi volatilizzato. Almeno fino alla scorsa settimana, quando dopo un incidente è stato costretto a ricorrere alle cure del Pronto soccorso, in Lombardia. Ne è uscito con un braccio fratturato e, soprattutto, a bordo di una gazzella dei carabinieri, che lo ha portato nel penitenziario milanese di San Vittore. Dove resterà, visto che due diversi giudici per le indagini preliminari del tribunale di Udine, Mariarosa Persico e Carlotta Silva, avevano firmato altrettanti ordini di carcerazione a carico dell’uomo.
Il primo episodio su cui ha indagato la Procura di Udine risale alla notte del 17 luglio. Con un complice entra in una villetta in via Casali Cecchini, a Castello di Porpetto: i due individuano la cassaforte e iniziano a colpirla, con l’intenzione di forzarla e portarsi via il contenuto. Non ci riescono perché l’allarme fa il suo dovere e perché il proprietario di casa, svegliato dalla sirena, li mette in fuga. Le telecamere di sicurezza del vicino di casa riprendono una Mercedes con un particolare spoiler nero allontanarsi a tutta velocità in direzione del vicino casello della A4
Ed è un elemento fondamentale, che indirizzerà le indagini: gli investigatori acquisiscono il biglietto che Gjetani ha ritirato a Porpetto e lasciato al casello di Spinea, dove ha pagato alla cassa automatica prima di lasciare l’autostrada. E la targa? Non è quella della Classe A: è stata rubata il giorno prima a Dosson di Casier, in provincia di Treviso, da un furgone Volkswagen di una ditta della Marca e applicata sull’auto tedesca. Altro episodio (per cui la Procura ha aperto un secondo fascicolo) ventiquattro ore dopo. Anche in questo caso il furto è “solo” tentato, perché il proprietario della casa di via delle Crosere presa di mira si è accorto della presenza di Gjetani e di un complice, che si sono dati alla fuga, imboccando l’autostrada dal casello di San Giorgio di Nogaro.
Gli investigatori hanno provveduto a sequestrare il ticket, rimasto al casello di Milano Sud, dove la Mercedes Classe A con a bordo l’indagato e il complice ha lasciato l’A4. Anche in questo caso Gjetani aveva coperto il suo transito in autostrada, cambiando addirittura due targhe, entrambe risultate rubate: la seconda, quella utilizzata per il viaggio verso Milano, era stata rubata poco prima da una Mercedes parcheggiata in via Annia a Latisana; il proprietario ha trovato vicino alla sua auto un’altra targa, rubata a Porcia in precedenza e utilizzata dal trentenne albanese per coprire l’arrivo in Friuli.
I carabinieri del Ris, a cui sono stati affidati i ticket autostradali, hanno trovato impresse le impronte digitali del trentenne, ben evidenti in particolare su quello stampato al casello di Castagneto (Brescia) e pagato a Portogruaro nel pomeriggio del 17 luglio. Le impronte digitali erano conservate nelle banche dati dopo un precedente arresto per rapina, risalente al 2018: una prova decisiva.