Chodasevic, visionario fino all’isteria
Un monumento all’emigrazione russa, alla parola poetica senza più la sua terra: Vladislav Chodasevic lo immagina già nel 1928 in una poesia di grande intensità e lungimiranza, che chiede per sé una statua bifronte all’incrocio remoto di due strade, dove tempo, sabbia e vento testimoniano la lacerazione e la desolazione del distacco. Addomesticando e sminuendo il motivo dell’exegi monumentum, con il quale si collega esplicitamente all’amato settecentista Deržavin e soprattutto al modello dei modelli... Читать дальше...