«Zombi Child», storie di fantasmi e di cinema
Se c’è un regista da cui aspettarsi qualsiasi cosa ogni volta esce un suo film, che sia la manipolazione del genere, l’esorbitazione degenere, la mistione tra filosofema e civismo, corporeità e spettralità, oppure la febbrile interrogazione dell’io in disfacimento, riedificazione, alterazione; quello è Bertrand Bonello, già dai tempi di Quelque chose d’organique in cui peraltro mostrava una fede incrollabile nell’immagine, e un rispetto per la sua volumetria, per una trasparenza sempre trepida... Читать дальше...